Fig. tratta da "Il Corriere della Sera" di domenica 31 maggio 1998.
La linea di confine tra la repubblica turco-cipriota e quella greco cipriota
Note:
1:
in Francia risiede una consistente minoranza armena, circa 300.000 persone,
giunte qui durante la diaspora causata dal genocidio.
2: confronta con Il Corriere Della Sera domenica 31 maggio 1998 pag. 10.
Il Genocidio degli Armeni
Una delle pagine più oscure, ed al tempo stesso meno divulgate, della storia del XIX secolo é quella del genocidio perpetrato dall'Impero Ottomano prima e dai Giovani Turchi poi, ai danni delle popolazioni armene stanziate da sempre sul territorio che comprendeva la parte nord-orientale dell'attuale Turchia e sulle terre a nord dell'Impero Persiano su fino alle cime del Caucaso. Ed infatti la storia ci racconta di una nazione eternamente contesa e frazionata tra molti grandi imperi, Persiano, Ottomano, Russo e continuamente devastata ed angariata da frotte di invasori quali i Turchi Selgucidi od i Mongoli.
Gli armeni dall'antichità al XVIII secolo
Le
radici di questo popolo affondano già nel primo millennio a.C. quando, nel VII
secolo gli armeni giunsero dalla Frisia, anche se la loro presenza nella regione
anatolica è testimoniata da documenti storici già verso il 3000 a.C. Qui si
fusero con la popolazione hurrita discendente degli antichi regni. Questa zona,
però, era di fondamentale importanza per il controllo delle vie di comunicazione
tra Oriente ed Occidente ed il suo possesso fu a lungo conteso dalle maggiori
potenze militari dell'epoca. Gli armeni videro perciò passare sulle loro terre
persiani, greci, romani ed arabi ma, anche grazie alla rivalità esistenti tra
le varie potenze, riuscirono a sopravvivere ad ognuna di esse ed a raggiungere
in alcuni momenti della sua storia, la piena indipendenza.
Tra il IV ed il VI secolo il popolo armeno definisce le caratteristiche che
lo identificheranno in futuro abbracciando come religione di stato il cristianesimo
(primi al mondo nell'anno 301) nella loro particolare visione monofisita e fissando
come propria lingua l'armeno. Queste particolarità contribuiranno al mantenimento
della propria autonomia culturale e politica, sopratutto nei riguardi dell'occidente
e della Chiesa Romana, ma, al tempo stesso isoleranno l'intera nazione dai paesi
confinanti arabi di fede musulmana.
Nell'undicesimo secolo l'invasione dei Turchi Selgucidi mette in ginocchio il
paese e costringe parte della popolazione alla fuga in Cilicia; seguiranno però
tre secoli di relativa pace, rotta, all'inizio del XVI secolo, dall'invasione
ottomana che occupa la parte occidentale dell'Armenia mentre quella orientale
resta sotto il dominio persiano. L'Impero Ottomano non attua una politica marcatamente
repressiva nei confronti delle minoranze interne ma impone comunque, su tutto
il suo territorio, la Sharia, la legge coranica, quale unica fonte di
diritto, ed il popolo armeno, in quanto cristiano, dovette subire pesanti discriminazioni.
L'inizio del genocidio.
Fino al XVIII secolo la condizione armena non segna sostanziali modifiche ma l'avvio del declino della potenza ottomana e la nascita del sentimento nazionale armeno, contemporaneamente alla conquista dell'indipendenza del popolo greco, aprono possibilità fino ad allora sconosciute. La contemporanea sollevazione dei popoli caucasici a reclamare la propria indipendenza e l'annessione da parte dell'Impero Russo dell'Armenia Orientale, concorrono a spezzare gli equilibri esistenti. Inoltre anche le maggiori potenze europee, ansiose di accrescere i propri interessi nell'area, premono sull'Impero pretendendo delle riforme interne che la Sublime Porta si vede costretta a prendere in considerazione. In questo clima effervescente l'azione armena si esplica su due fronti: il primo a Costantinopoli, dove il Patriarcato Armeno solleva la questione del riconoscimento della specificità armena, il secondo in Armenia dove nascono i primi partiti rivoluzionari armeni clandestini. Il Sultano Abdul Hamid II, preoccupato dall'attivismo armeno ed anche dallo sviluppo economico che questo popolo sta vivendo, decide di mettere alla prova le titubanti potenze straniere punendo la popolazione armena con l'esecuzione di alcuni pogrom durante i quali vengono uccisi 200.000 (300.000 secondo altre fonti) armeni nel periodo compreso tra il 1895 ed il 1997. Tutto questo avviene sotto gli occhi delle potenze europee che, come spesso faranno anche in futuro, non riescono a prendere alcuna iniziativa in difesa delle popolazioni angariate. La reazione armena consiste nell'intraprendere la guerriglia e nella creazione della Federazione Rivoluzionaria Armena, detta anche Dachnak, con basi nella vicina Armenia Russa e fortemente sostenuta dalle popolazioni locali.
I Giovani Turchi
Una nuova speranza, presto disillusa, nasce quando anche il potere imperiale giunge al collasso e prende sempre più forza il movimento rivoluzionario dei GiovaniTurchi, caratterizzati da un forte nazionalismo turco. Essi sembrano intenzionati ad abbattere il sistema imperiale per poi creare una federazione di tutti i popoli precedentemente inclusi nell'Impero. Ovviamente le concezioni di nazionalismo turco e di una federazione ottomana sono decisamente antitetiche e questo porterà a considerare l'elemento armeno come un pericolo interno da combattere ed annientare. Già nel 1909 avvengono i primi massacri: in Cilicia 30.000 armeni vengono uccisi dalle forze del loro partito Ittihad ve Terakki (Unione e Progresso). Tutto ciò fu conseguenza dell'ideologia che aveva ormai impregnato l'intero partito, formata da un' intreccio di panturchismo, caratterizzato da tratti nazionalisti-irredentisti, e Turanismo*. L'unione tra indipendenza nazionale e purezza razziale furono la premessa per la conquista dell'allora provincia russa dell'Azerbaigian. Tra essa e la Turchia vi erano però proprio in mezzo le terre armene. Questa nuova campagna di conquista fornisce ai Giovani Turchi la giustificazione per l'eliminazione del "pericolo armeno".
* il Turanismo è l'ideologia che si basa sulla convinzione che, quando tutti i popoli di lingua turca saranno uniti in una stessa entità nazionale estesa dall'Asia Centrale al Mediterraneo, ritornerà l'età dell'oro in cui Turan, l'antenato dei Turchi, lottava contro Ario, l'antenato degli ariani, estendeva il suo dominio su tutta l'Asia.
Nel
1914 la situazione armena peggiora irrimediabilmente. In quell'anno infatti
il governo turco decide di entrare in guerra a fianco degli imperi centrali
e subito si lancia alla conquista dei territori azeri "irredenti".
La Terza Armata turca, impreparata, male equipaggiata, mandata allo sbaraglio
in condizioni climatiche ostili, viene presto sbaragliata a Sarikamish nel gennaio
1915 dalle forze sovietiche. L'esercito turco indica i responsabili della disfatta
negli armeni che, allo scoppio della guerra avevano comunque assicurato il proprio
sostegno all'impresa turca. Il clima si fa sempre più teso e, tra il dicembre
del '14 ed il febbraio del '15, il Comitato Centrale del partito Unione
e Progresso, diretto dai medici Nazim e Behaeddine
Chakir, decide la soppressione totale degli armeni. Vengono creati speciali
battaglioni irregolari, detti tchété, in cui militano molti detenuti
comuni appositamente liberati; essi hanno addirittura autorità sui governi ed
i prefetti locali e quindi godono di un potere pressoché assoluto.
L'eliminazione sistematica prende l'avvio nel 1915, quando i battaglioni regolari
armeni vengono disarmati, riuniti in gruppi di lavoro ed eliminati di nascosto.
Il piano turco, pensato e diretto dal Ministro dell'Interno Talaat,
prosegue poi con la soppressione della comunità di Costantinopoli ed in particolare
della ricca ed operosa borghesia armena: tra il 24, che resta a segnare la data
commemorativa del genocidio, ed il 25 aprile, 2345 notabili armeni vengono arrestati
mentre tra il maggio ed il luglio del 1915 gli armeni delle province orientali
di Erzerum, Bitlis, Van, Diyarbakir, Trebisonda, Sivas e Kharput vengono sterminati.
Solo i residenti della provincia di Van riescono a riparare in Russia grazie
ad una provvidenziale avanzata dell'esercito sovietico. Nelle città viene diffuso
un bando che intima alla popolazione armena di prepararsi per essere deportata;
si formano così grandi colonne nelle quali gli uomini validi vengono raggruppati,
portati al di fuori delle città e qui sterminati. Il resto della popolazione
viene indirizzato verso Aleppo ma la città verrà raggiunta solo da pochi superstiti:
i nomadi curdi, l'ostilità della popolazione turca, i tchété e le inumane condizioni
a cui sono sottoposti fanno si che i deportati periscano in gran numero lungo
il cammino. Dopo la conclusione delle operazioni neppure un armeno era rimasto
in vita in queste province.
La seconda parte del piano prevedeva il genocidio della popolazione armena restante,
sparsa su tutto il resto del territorio. Tra l'agosto del 1915 ed il luglio
del 1916 gli armeni catturati vengono riuniti in carovane e, malgrado le condizioni
inumane cui vengono costretti, riescono a raggiungere quasi integre Aleppo
mentre un'altra parte di deportati viene diretta verso Deir es-Zor,
in Mesopotamia. Lungo il cammino, i prigionieri, lasciati senza cibo, acqua
e scorta, muoiono a migliaia. Per i pochi sopravvissuti la sorte non sarà migliore:
periranno di stenti nel deserto o bruciati vivi rinchiusi in caverne.
A queste atrocità scamperanno solo gli armeni di Costantinopoli, vicini alle
ambasciate europee, quelli di Smirne, protetti dal generale tedesco Liman Von
Sanders, gli armeni del Libano e quelli palestinesi.
Il consuntivo numerico di questo piano criminale risulta alla fine:
Su
tutte valga la testimonianza del Console italiano Giovanni Gorrini
che così scrisse: "Dal 24 giugno non ho più dormito ne mangiato. Ero preso
da crisi di nervi e da nausea al tormento di dover assistere all'esecuzione
di massa di quegli innocenti ed inermi persone. Le crudeli cacce all'uomo, le
centinaia di cadaveri sulle strade, le donne ed i bambini caricati a bordo
delle navi e poi fatti annegare, le deportazioni nel deserto: questi sono i
ricordi che mi tormentano l'anima e quasi fanno perdere la ragione." Anche
l'intervento della Santa Sede tramite il Papa Benedetto XV non produsse alcun
effetto, in funzione anche del fatto che i turchi avevano proclamato la
guerra santa.
Successivamente, approfittando degli sconvolgimenti in corso in Russia a causa
della rivoluzione, gli armeni sotto il controllo dell'impero zarista si ribellano
e, il 28 maggio 1918, dichiarano la propria indipendenza. In seguito, dopo la
presa di alcuni territori nell'Armenia turca, verrà proclamata la nascita della
Repubblica Armena. Durante i lavori del Trattato di Sevrès
venne perfino riconosciuta l'indipendenza al popolo armeno e la sua sovranità
su gran parte dei territori dell'Armenia storica ma, come altre volte in futuro,
tutto resterà solo sulla carta. Infatti il successivo Trattato di Losanna
(1923) annullerà il precedente negando alle popolo armeno persino il riconoscimento
della sua stessa esistenza.
La caduta del regime turco alla fine della Grande Guerra e la seguente ascesa
alla guida del paese di Kemal Ataturk non cambiò la situazione.
Infatti, tra il 1920 ed il 1922, con l'attacco alla Cilicia armena ed il Massacro
di Smirne, il nuovo governo portò a compimento il genocidio. Dopo questi
ultimi crimini non un solo armeno vivo lasciò traccia in Turchia.
Due giorni dopo il massacro del 30 ottobre 1895
a Erzerum: fossa per seppellire le vittime armene.
Una donna armena e i suoi bambini
durante la deportazione (foto di Armin Wagner).
Fotografie tratte dal volume
"Breve storia del genocidio degli armeni"
di Claude Mutafian e Metz Yeghérn.
Il processo di Costantinopoli
La
disfatta ottomana nella grande Guerra spinse i principali responsabili del genocidio
ad abbandonare il paese e molti di essi fuggirono in Germania. A loro carico
venne intentato un processo svoltosi nel 1919 a Costantinopoli sotto la direzione
di Damad Ferid Pascià. Lo scopo non era evidentemente quello di rendere giustizia
al martoriato popolo armeno ma di addossare le colpe dell'accaduto sulle spalle
dei Giovani Turchi discolpando al tempo stesso la nazione turca in quanto tale.
Il risvolto pratico del processo fu minimo in quanto, nei confronti dei
condannati, non vennero mai presentate richieste di estradizione e successivamente
i verdetti della corte vennero annullati. L'importanza del procedimento sta
comunque nel fatto che, durante il suo svolgimento, vennero raccolte molte testimonianze
che descrivono le varie fasi del genocidio a partire proprio dalle dichiarazioni
di chi ne era stato artefice.
Altri processi vennero tenuti a riguardo di specifiche situazioni. A seguito
di quello per i massacri del convoglio di Yozgat venne condannato il vice-governatore
Kemal. Nel processo di Trebisonda si ammise la responsabilità del governatore
e si descrisse il modo in cui venivano perpetrate gli annegamenti di donne e
bambini. Nel processo per il massacro nella città di Karput venne giudicato
in contumacia Behaeddin Chakir e si descrisse dettagliatamente il ruolo dell'Organizzazione
Speciale.
A seguito però della riluttanza delle autorità turche ed alleate ad eseguire
le sentenze da loro stesse emesse, il partito Dashnag creò un'organizzazione
di giustizieri armeni che si incaricò di eliminare alcuni tra i principali responsabili
del genocidio. Vennero così freddati Behaeddin Chakir, Djemal
Azmi (il boia di Trebisonda), Djemal Pascià (componente
del triumvirato dirigente dei Giovani Turchi) e l'ex Ministro degli Interni
Talaat ucciso per le strade di Berlino il 15 marzo del 1921 da Solomon
Tehlirian. In quest'ultimo caso le colpe a carico di Talaat emerse durante il
processo furono talmente terrificanti da far assolvere Tehlirian per l'omicidio
da lui compiuto.
L'Armenia attuale
Durante
e dopo l'attuazione del piano criminale turco gran parte degli scampati e dei
sopravvissuti furono costretti all'esilio ed alla diaspora. Nel 1991 a seguito
della dissoluzione dell'URSS è nata la Repubblica Armena sulle
ceneri dell'ex Repubblica Sovietica Armena. Il 90% dell'Armenia storica,
comunque rimane sotto il controllo della Turchia che, oltre a non voler
ammettere alcuna responsabilità riguardo al genocidio, rifiuta categoricamente
la restituzione anche parziale dei territori da loro occupati. Nel 1989 scoppia
la guerra con il vicino Azerbaigian per il controllo dell'Artzak
(Nagorno-Karabach) l'enclave armena in territorio azero, che sembra essersi
recentemente concluso con la conquista dell'indipendenza della provincia armena.
Recentemente i rapporti tra Curdi ed Armeni sono migliorati in seguito alle
persecuzioni turche che hanno colpito entrambi i popoli ma il governo di Ankara
si ostina ancora a non voler riaprire la frontiera kurdo-armena. Inoltre i rapporti
tra l'Armenia e l'Azerbajan turcofono sono tuttora tesi a causa delle rivendicazioni
azere sul territorio del neonato stato di Artzak e per le rivendicazioni armene
sul Nakitcevan provincia affidata all'Azerbajan dal Trattato
russo-turco del 1921, area che taglia i rapporti diretti tra lo Stato di Armenia
e la provincia armena di Tabriz in territorio iraniano.
Il riconoscimento del Genocidio da parte della comunità internazionale
Attualmente
il genocidio armeno è stato riconosciuto come realtà storica di cui la Turchia
dovrà farsi carico in diverse sedi. L'ONU, anche se in sordina, lo ha fatto
il 29 agosto del 1985 mentre il Parlamento Europeo si pronunciò
in proposito il 18 giugno 1997. Tra le nazione attivatesi in questo senso tra
le prime è stato l'Uruguay ed alcuni stati degli USA (Massacjusetts,
California, New Jersey, New York, Wisconsin, Pennsylvania, RhodeIsland,Virginia
ed Illinois in ordine di tempo a partire dal 1978 al 1995) mentre ne
il Governo statunitense, ne il Consiglio di Stato hanno preso iniziative simili.
Anche laDuma della Federazione Russa ha ufficialmente riconosciuto
quanto accaduto agli armeni. Per quanto riguarda l'Italia sono state prese iniziative
a livello comunale quali quelle di Milano, nel novembre '97, e recentemente
di Roma. Inoltre per il giorno 31/3/2000 è stata posta all'ordine del giorno
della Camera una mozione, presentata già nel '98 dall'onorevole G. Pagliarini
(Lega Nord per l'Indipendenza della Padania) e sottoscritta da 165 deputati
di vari partiti, che mira al riconoscimento, da parte del Governo Italiano,
del genocidio armeno. Dopo lunga attesa questa mozione è stata accantonata dall'attuale
maggioranza (governo Amato) definendo il momento storico-politico non opportuno
per approvare il documento.
A tutt'oggi il riconoscimento del genocidio da parte della comunità internazionale
sembra ancora ben lontano dall'essere una realtà ed i timidi tentativi, quali
quello dell'Assemblea Nazionale Francese, di dare dignità storica ai fatti avvenuti
in quegli anni sono stati tutti immediatamente insabbiati dalle inconsulte reazioni
turche e dal vergognoso silenzio-assenso delle grandi potenze, primi fra tutti
gli USA, che hanno sempre dato maggiore importanza ai propri interessi politici
ed economici piuttosto che alla giustizia ed al rispetto di quei principi morali
ai cui spesso loro stessi fanno appello e di cui si sentono custodi.
La comunità armena in Italia
In
Italia la principale comunità armena, nata dalla diaspora, è quella residente
a Milano, composta da un migliaio di elementi. La comunità, pur essendo perfettamente
integrata nella società che li ha accolti, costituiscono una realtà molto coesa
nella quale vengono mantenute vivissime le tradizioni della lingua d'origine,
la religione storica e la lingua madre parlata anche dalle generazioni più giovani.
Il luogo di ritrovo è situato in Piazza Velasca dove ha sede il Centro Culturale
Casa Armena, in cui vi è una biblioteca con un migliaio di volumi e pubblicazioni
dall'Armenia e dai membri della diaspora; nel centro sono tenuti anche corsi
di lingua armena. Il luogo di culto è costituito invece dalla Chiesa
Armena dedicata ai Santi Quaranta Martiri, gestita da Padre Sarkissian
e consacrata dal Patriarca Armeno di Costantinopoli nel 1958. La comunità di
rito armeno apostolico milanese conta circa 1.300 membri
Venezia è sede di una storica comunità, di fede cattolica, e proprio nella città
lagunare è sito il monastero della Congregazione Melchitarista sull'isola
di San Lazzaro, mentre, fino ad un paio di anni addietro, era attivo il Collegio
degli Armeni presso il Palazzo Zenobio ora adibito a centro culturale.
Anche a Roma e Torino, sono comunque presenti una laboriosa comunità.
Sono vive anche alcune associazioni quali l'Unione degli armeni d'Italia, l'Unione culturale armena, l'Unione sportiva armena e la Gioventù armena.
Infine la comunità ed il culto armeno sono stati riconosciuti ufficialmente con D.P.R. del 24 febbraio 1956, mentre dal punto di vista religioso, la Chiesa dipende dalla Diocesi di Vienna e Mitteleuropa che fa capo al Katholikos di Ecmiadzin.
Parte del complesso monastico di Haghbat
costruito
nel X secolo in un altopiano che domina
la regione montuosa del Lori, nel nord dell'Armenia.
Davide l'Invincibile" miniatura
da un manoscritto armeno del 1280.
Fotografie tratte da "Luoghi dell'Infinito"
del settembre 1999 supplemento ad "Avvenire"
Collegamenti a siti inerenti la storia e la cultura armene
http://www.comunitaarmena.it è il nuovo sito della comunità armena di Roma molto ben fatto ed utile per seguire le attività proposte dalla comunità.
http://www.wavefront.com/~homelands/armenia.html il sito è completamente in inglese ed è una pagina generale dove si possono trovare molti link con varie informazioni sulla storia e cultura armena, gruppi di discussione, gli eventi politici od il sito del governo armeno.
http://www.genocide.am/ è un sito completamente in inglese che oltre a fornire i dati sulla tragedia armena invita materialmente al sostegno di una massiccia campagna per il riconoscimento del genocidio.
http://www.calpoly.edu/~pkiziria/pub-files/FACTS.html il testo, disponibile anche in italiano, fornisce un resoconto completo degli avvenimenti dell'epoca del genocidio e numerose foto originali.
http://www.agora.stm.it/politic/nagorno-karabach.htmldal sito generale di Agorà è possibile visitare quello del movimento indipendentista armeno nell’enclave azera dell'Artsak (Nagorno Karabach). Tra i link visitabili anche quello sul conflitto con la repubblica azera che pare finalmente, da poco, giunto ad una conclusione.
http://members.xoom.it/Voce_Armena/index.htm a questo indirizzo è possibile accedere alla versione in lingua italiana del periodico armeno Voce Armena.
http://space.tin.it/edicola/vshahbaz un bellissimo sito che tratta nello specifico la storia dell'attuale Repubblica autonoma dell'Artsak, meglio nota in Italia con il nome turco di Nagorno Karabagh.
http://web.infinito.it/utenti/a/armpap è l'indirizzo del sito personale del signor Armenag Papazian armeno della comunità milanese. Sito molto completo in cui si possono trovare molte informazioni su tutti gli aspetti della cultura armena ma anche sulle associazioni delle varie comunità.
Bibliografia