LA SFIDA DEL TERRORISMO
E L’ALIBI DELL’INTEGRAZIONE

Quando si presenta un ospite in casa all’improvviso è naturale offrirgli come segno di accoglienza un piatto di prosciutto e salame e un buon bicchiere di vino. I prodotti migliori e più genuini delle nostre terre e della nostra millenaria tradizione. E ben accetti da tutti, anche come segno di rispetto e di autentica amicizia. Da tutti, tranne uno: e cioè l’islamico , che considererà quei doni, offerti in buonafede, come una intollerabile provocazione, un’offesa sanguinosa per un fedele del Corano che giudica salumi ed alcool come diaboliche invenzioni di Satana. È un esempio banale, ma serve a chiedersi: come si fa ad “integrarsi” con culture così ? Noi non vogliamo obbligare nessuno. Gli islamici hanno tutta la libertà di vivere come vogliono... ma A CASA LORO. Se vengono qui, accettino anche i doveri e non solo pretendano, magari da clandestini, solo quei diritti che tanti parrucconi in toga (anche alla Consulta) sono prontissimi a regalare.
Perché, ed è qui il vero equivoco alimentato dal buonismo del mass-media e dai cultori potenti dell’abdicazione identitaria dell’Europa, nella loro concezione non è prevista la convivenza alla pari e nella democrazia con altre culture, altre fedi, altri modi di vita. È in atto un movimento della storia che viene da lontano e che presuppone la guerra senza quartiere lanciata contro l’Occidente, che comprende anche la demografia e l’invasione dal basso. E il terrorismo, che sta insanguinando sempre più ferocemente tutto il mondo, è la punta di lancia di un conflitto che ha come obiettivo la sottomissione della nostra civiltà e la fine delle nostre libertà.
Certo, non tutti gli islamici sono terroristi. Ma la cronaca di questi ultimi anni ci dice, al di là di ogni dubbio, che comunque sono islamici tutti i terroristi, a cominciare da quelli che usano la propria morte per seminare dappertutto morte, paura e distruzione.
Tre anni fa, dopo l’attacco alle torri gemelle, questo giornale (e il Movimento politico del quale è l’organo ufficiale) fu il primo a lanciare l’allarme, sottolineando che la sfida del terrorismo si inseriva in un processo di “rivincita storica”contro l’Occidente cristiano che maturava nella cultura radicale e integralista musulmana da più di ottant’anni, sorretto inoltre dalle ricchezze del petrolio. Tre anni fa questo giornale fu l’unico a segnalare con angoscia i duecento attentati a sedi ed istituzioni ebraiche che stavano devastando le regioni francesi. Ma nel profluvio di sdegno contro l’antisemitismo, chissà come mai, dell’antisemitismo di matrice islamica non conveniva parlare allora ... e forse nemmeno anche adesso.
Allora siamo stati additati come rozzi, incolti e razzisti. E fa un po’ specie vedere ora quegli “autorevoli commentatori”sempre pronti a stracciarsi le vesti contro di noi ripetere, tra infiniti distinguo, gli allarmi e le richieste di prevenzione che, da soli, lanciavano allora con popolana e sincera genuinità.
In mezzo ci sono state stragi infinite (comprese le bombe alle sedi dell’Onu e della Croce Rossa), i sequestri, gli sgozzamenti, la sequela senza fine di attentati suicidi. E, purtroppo, non è finita. Come al solito, il vero torto della Lega è quello di aver avuto per prima duramente ragione. Non hanno nemmeno il pudore di riconoscerlo: ma, come dice il Vangelo, “nessuno è profeta in patria“.
C’è una cosa che sarebbe anche divertente se non fosse tragica: ed è assistere al fastidioso pigolìo della sinistra (che le ha sbagliate tutte) che proclama che “contro il terrorismo deve intervenire l’Europa“... Come se in questi ultimi anni a capo dell’Europa ci fosse stato un marziano. E non quel signore (tal Romano Prodi) che anziché occuparsi del terrorismo è stato a grattarsi la pancia sfornando migliaia di direttive sul diametro delle zucchine. E questa sarebbe l’alternativa politica in una fase di gravità spaventosa? Con tutti i suoi limiti (e nonostante il buonismo stupido di molti dei suoi) molto meglio Berlusconi, che il coraggio di lottare e di schierarsi almeno lo ha avuto...

GIUSEPPE LEONI
["La Padania" - 04/09/2004]