Le cinque giornate di Milano
Nella notte tra il 19 e il 20 Marzo del 1848 gli Austriaci senza viveri e
con poche munizioni, decisero di abbandonare il centro cittadino e attestarsi
sui Bastioni.
Carlo Cattaneo, giunto a casa Taverna, costitui il Consiglio di Guerra (Cattaneo,
Cernuschi, Clerici, Terzaghi) in contraposizione ai miti propositi del Podestà
Gabrio Casati disposto a giungere a patti con gli austriaci. Mentre Luciano
Manara conquistava porta Tosa, subito ribatezzata porta Vittoria.
Alle tre di notte del 23 Marzo non rimaneva in città un soldato imperiale.
Quel giorno stesso mentre Milano contava i suoi morti, il Re piemontese Carlo
Alberto, vinte le ultime esitazioni acettava di varcare il Ticino, ergendosi
protettore dei "popoli di Lombardia e della Venezia". L'eco delle
Gloriose 5 Giornate non si era ancora spenta e già Milano poteva considerarsi
sconfitta e profanata nella memoria dei suoi seicento caduti da quegli stessi
che ora pretendevano di raccogliere il bastone del comando. Sul fronte della
guerra, l'esercito Piemontese comandato da generali inetti, non riuscì
ad approfittare dello sbandamento Austriaco.
Il 25 Luglio le forze Piemontesi, furono sconfitte dagli Austriaci nella decisiva
battaglia di Custozza.
Il 4 Agosto 35.000 Austriaci e 25.000 Piemontesi combattereno fuori porta
Romana e la sera dello stesso giorno Carlo Alberto a palazzo Greppi decise
di trattare con Radetzky la capitolazione.
Il 6 Agosto '48 il Feldmaresciallo Radetzky rietrò trionfalmente a
Milano: l'accolse una città morta, le strade deserte, il popolo rassegnato...
car el me car Milan.
Questa
è la Storia e questa è la Poesia, prima però un commento:
...forse, in quelle famose Cinque Giornate di Marzo e più tardi, nel
1859, i nostri avi furono troppo frettolosi a giudicare e scacciare quei 'cattivi'
Austriaci. Con il senno di poi e con uno sguardo all'indietro sui 145 anni che
ci separano, ci sarebbe da riflettere.
Lo scandalo della Banca Romana, le Imprese coloniali di fine `800 (Dogali, Adua,
ecc.), i Seicentomila Caduti della guerra '15-'18, la Ventennale Dittatura,
la mattanza che ne seguì e altre imprese guerresche e stragi con responsabili
occulti, ecc. che di serio ebbero solo i poveri morti, fanno pensare che "la
milanesina" della poesia l'avrebbe indovinata se...
1859
L'ULTIM VALZER CON LÙ
El
te string, el te parla sòttvos
e ona man la carezza i tò laber...
"Meine Liebe für immer" el dis.
T'hee capii che i paròll hinn per tì
e te see on pòmm granaa
quand dedree del crespin
te ghe diset coi oeucc
che in del vol di tò sògn
te see là, te see a Vienna con lù,
in genoeucc su l'altar de San Steven.
E te giret, t'el guardet, te giret
con l'organdis ch'el lustra el salon...
E t'el guardet, te giret, t'el guardet
(calzon ross, giacca bianca e alamar)
Quanta lus, quanti specc
a sgrandì l'illusion, i speranz
de vess là insemma a lù
su la riva d'on fiumm
che l'è bloeu 'me i sò oeucc.
E te par de sentì cent violin,
on concert de campann
per i strad d'on Paes
h'el podeva vess tò
pur se dent in del coeur
te gh'avrisset avuu el tò Milan.
An'mò on valzer con lù,
l'ultim valzer e poeu...
el galòpp de la Stòria che corr
l'ha smorzaa tucc i sògn.
E a cavall tra on milion de cavai
gh'è sparii tutt l'argent di alamar, i violin, i campann
e l'altar ch'el spettava
a San Steven.