Le ragioni della Padania
1
- Perché l'Italia è una imposizione artificiosa
Perché l'Italia è stata fatta senza e contro la volontà
popolare, con una azione militare organizzata e voluta da una sparuta minoranza
di persone per demagogia, per interessi economici e per spirito di sopraffazione.
L'Italia non è mai esistita nella storia. Essa è stata unita prima
del 1860 solo sotto l'oppressione di Roma antica che aveva però anche
conquistato e tenuto sotto il proprio dominio tutti i paesi mediterranei e gran
parte dell'Europa occidentale: quella lontana esperienza non può costituire
in ogni caso un precedente storico né una giustificazione per l'unità
politica. Anche in quei giorni lontani i nostri antenati avevano combattuto
una guerra e una guerriglia di resistenza che è durata 4 secoli contro
l'aggressione di Roma. L'unità risorgimentale è stata fatta militarmente
ai danni di stati antichissimi basati su autonomie e libertà che risalivano
a molti secoli addietro. Essa è stata formalmente legittimata con i Plebisciti
di annessione al Regno di Sardegna: a questi però ha partecipato una
percentuale irrisoria della popolazione e sono stati una tragica farsa per mancanza
di libertà e di segretezza. Per completare e per cementare la così
detta unità si è poi combattuta una guerra che ha procurato quasi
650.000 morti innocenti. Guai a quel paese che per giustificare o formare una
coscienza unitaria deve ricorrere a guerre, sangue e sofferenze per il suo popolo.
2
- Perché la Padania esiste
Perché esiste da sempre una comunità padana dalle forti connotazioni
storiche, culturali ed etno-linguistiche. Perché essa ha avuto lunghi
periodi di unità, con i Longobardi, all'interno dell'Impero Rornano-Germanico,
con la Repubblica Cisalpina, e poi con il napoleonico Regno d'Italia che comprendeva
solo la parte settentrionale della penisola. Essa ha vissuto importanti momenti
di forte aspirazione unitaria con i Visconti e con la Serenissima Repubblica
di Venezia, che sono andati vicinissimi al conseguimento dell'unificazione padana,
e con il Piemonte che aveva strutturato tutta la sua politica per raggiungere
tale fine. Il Risorgimento e le prime due guerre cosiddette di indipendenza
erano state intraprese dal Regno di Sardegna per l'annessione delle regioni
padane: gli accordi di Plombières con Napoleone 111 erano a questo proposito
chiarissimi e prevedevano la creazione di un Regno dell'Italia Superiore sotto
la casa di Savoia. L'utilità della Padania si è poi mostrata in
numerose altre occasioni storiche quando sono state messe in gioco le libertà
delle sue comunità autonome. La prima Lega Lombarda era sorta contro
il Barbarossa e la seconda contro Federico Il che volevano affermare un potere
centralista a scapito delle antiche libertà dei Comuni padani. Le stesse
insorgenze antigiacobine hanno avuto una forte valenza unitaria contro un potere
assolutista e negatore di ogni autonomia. Si può dire che la vera forza
di unificazione della Padania sia la forte volontà dei suoi popoli di
difendere le loro differenze, autonomie e libertà contro ogni prepotenza
e centralismo. La Padania esiste, forte e coesa, in questa comune e antichissima
aspirazione alle libertà e alle autonomie che risale ai suoi primi abitanti
Liguri, Celti e Veneti e che attraversa tutta la sua storia fino agli attuali
movimenti di liberazione.
3
- Perché abbiamo gli stessi antenati
Tutti i popoli della Padania discendono dagli stessi progenitori e dagli stessi
popoli originari. Questi possono essere identificati in tre gruppi principali.
Il primo e più antico è formato dai Garalditani, dai Liguri, dai
ProtoCelti Golasecchiani e da tutte le altre popolazioni a essi assimilabili
(Camuni, Salassi, Leponzi, Carni, Reti, Histri eccetera) che costituiscono il
più profondo substrato etnico di tutte le comunità padane e che
ancora oggi contribuiscono in maniera determinante alla formazione del nostro
patrimonio genetico: molta parte dell'aspetto fisico dei Padani deriva da questi
antichi progenitori. Il secondo gruppo è formato dai Celti e dai Veneti
che, pur provenendo da diverse aree geografiche, avevano caratteri somatici,
costumi e culture così simili da non poter essere distinti se non per
la lingua. A queste due popolazioni i Padani devono buona parte dei loro caratteri
culturali, del loro amore per l'arte, per le autonomie, per l'avventura e per
la forte vita comunitaria. L'ultimo gruppo è costituito dai Goti, dai
Longobardi e da tutte le altre popolazioni germaniche che con loro si sono stanziate
su queste terre. Questi hanno condizionato i caratteri fisici degli abitanti
di alcune zone e hanno lasciato come eredità comune l'attaccamento per
le autonomie locali e la forte aspirazione alla libertà. Le attuali differenze
fra le varie comunità padane sono date dal diverso dosaggio di queste
tre componenti principali che sono assieme presenti solo qui e che ci distinguono
decisamente da ogni altra comunità di popoli, in particolare da quelli
che vivono nella penisola italiana al di sotto dell'Appennino tosco-emiliano.
Gli Italiani sono infatti gli eredi degli Etruschi, dei Greci e delle popolazioni
italiche che si erano stanziate nel Meridione. Questa divisione è oggi
puntualmente confermata dalle più moderne e attendibili indagini scientifiche
che mostrano una penisola divisa in tre grandi aree dove dominano rispettivamente
il residuo genetico dei Liguri, degli Etruschi e dei Greci.
4
- Perché parliamo lingue nostre
Le lingue sono un vero DNA culturale che sopravvive nel tempo e che testimonia
di avvenimenti storici e di legami etnici anche molto lontani. Gli studiosi
dividono le lingue neo-latine in due grandi ceppi diversi, quelle gallo-romanze
e quelle romanze meridionali. Il primo ceppo comprende gli idiomi derivati dalla
sovrapposizione del latino su lingue celtiche e sono il Portoghese, il Gallego,
il Francese, il Vallone, l'Arpitano (o Franco-Provenzale), il Ladino, il Romancio,
il Veneto (e l'Istro-Veneto), il Friulano, le parlate Occitane e quelle Padane
(o Gallo-Italiche), suddivise in Piemontese, Lombardo occidentale, Lombardo
orientale, Ligure, Emiliano e Romagnolo. Il secondo ceppo comprende le parlate
derivate dalla sovrapposizione del latino su lingue di tipo mediterraneo e sono
il Toscano, il Sardo, il Corso, il Castigliano, il Rumeno e l'Italiano (Mediano,
Meridionale intermedio e Meridionale estremo o Siciliano). 1 due grandi ceppi
sono divisi dalla cosiddetta Linea Gotica, che corre sullo spartiacque dell'Appennino
tosco-emiliano fra Massa e Senigallia. Le lingue parlate in Padania sono fra
di loro "sorelle" e lo sono con le altre lingue gallo-romanze dell'Europa
occidentale mentre hanno un rapporto di sola "cuginanza" con quelle
parlate in Italia. t perciò senz'altro falso sostenere che le lingue
padane siano dialetti dell'Italiano e non deve neppure trarre in inganno l'attuale
diffusione del Toscano italianizzato: prima dell'unità nessuno in Padania
parlava abitualmente l'Italiano che è stato imposto attraverso l'opera
delle scuole, delle caserme e con la radio e la televisione. Oggi l'Italiano
è da intendersi quale "lingua franca" ma le vere lingue naturali
dei nostri popoli sono altre, che servono da marcatori precisi di parentele
e di aspirazioni oggettive a comunanze e divisioni. Se la lingua costituisce
un fattore di scelta politica, siamo certo più affini agli Occitani,
ai Provenzali e ai Catalani che agli abitanti della penisola italiana.
5
- Per il nostro atteggiamento verso la religione
Nel mondo civile, la religione non può costituire elemento determinante
finalizzato all'unione di popoli diversi e non può surrogare, quale elemento
di coesione, l'inesistenza di validi motivi di unità fra comunità
diverse. La diversa fede conserva invece in taluni casi la capacità di
aumentare le differenze fra gruppi umani già diversi per cultura, caratteri
etno-linguistici e percorso storico. In nessun caso il Cattolicesimo può
essere chiamato a costituire una giustificazione per l'unità italiana,
mentre i diversi comportamenti nei confronti degli atteggiamenti religiosi possono
essere un ulteriore elemento di divisione fra i popoli diversi che abitano la
penisola. Sotto una apparentemente comune religione si nascondono infatti due
atteggiamenti molto diversi. A sud l'influenza musulmana (la Sicilia è
stata sunnita fino al X secolo e gran parte delle coste meridionali è
stata esposta a quella cultura) e quella ortodossa (larga parte del Meridione
è passata dalla Chiesa Greco-Ortodossa a quella Cattolica solo fra il
XII e il XV secolo) sono ancora forti e hanno lasciato molti segni sia nei comportamenti
esteriori che nell'atteggiamento religioso più profondo. In Padania invece
non è mai stato del tutto cancellato l'antico substrato celtico che ha
fortemente influenzato la formazione della Chiesa medievale, anche attraverso
l'opera di ricristianizzazione intrapresa dai monaci irlandesi della Chiesa
celtica. Oltre a questo, è da secoli molto forte l'influenza protestante
che si manifesta sia attraverso i continui contatti sociali con paesi protestanti
che con la presenza di antiche comunità protestanti all'interno della
Padania. Tutto questo ha determinato modi molto diversi di intendere e di vivere
l'esperienza religiosa: la Padania è da sempre terra di eresie (nate
dall'insofferenza verso ogni strumentalizzazione della fede) e di cattolicesimo
partecipato, realmente solidale e sentito, e mai legato a manifestazioni solo
esteriori o eccessive. Qui c'è da sempre un atteggiamento serio e meditato
nei confronti della religione che ne ha fatto un paese di grandi Santi e Missionari,
ma anche di grandi Eretici e di Atei onesti. Recidendo legami impropri, l'indipendenza
non potrà che portare vantaggi alla spiritualità del Cattolicesimo.
6
- Per difendere la libertà religiosa
L'antica tradizione di diversità anche religiose delle comunità
della Padania, manifestatasi con le eresie, la riforma e la controriforma e
con la presenza di minoranze religiose ha creato una tradizione di grande tolleranza
e di aspirazione alla laicità della politica. Il più forte e duraturo
degli stati padani, la Serenissima Repubblica di Venezia, aveva costruito il
suo potere anche sulla scrupolosa separazione del potere politico da quello
religioso e sulla attenta difesa della libertà dello stato da interferenze
ecclesiastiche. Nel corso della sua lunga storia, la Padania ha solo subito
danni dalla pericolosa commistione della sfera religiosa con quella politica.
Esse erano tenute scrupolosamente separate nell'antico mondo celta ed erano
invece pericolosamente sovrapposte in quello romano. Lo stesso atteggiamento
di ingerenza ha portato alla distruzione dello stato longobardo e ha impedito
la formazione di una duratura confederazione di popoli padani e la decisiva
espansione veneziana in terraferma. E stata l'ingerenza della Curia romana a
turbare lo spirito di libertà che ha da sempre fatto della Padania la
culla delle eresie ma anche il paese della tolleranza: erano sgherri di un vescovone
quelli che hanno massacrato Frà Dolcino ed erano ispirate da Roma le
persecuzioni contro i Valdesi. Lo stesso Risorgimento ha avuto una forte spinta
laicista la cui parte migliore auspicava di arrivare finalmente a una 1ibera
Chiesa in libero Stato". Invece l'Italia unita ha finito per ricadere ancora
una volta sotto l'influenza curiale che costituisce una presenza assillante
nella sua vita politica: nata per eliminare il potere temporale dei Papi, l'Italia
è diventata essa stessa un grande Stato della Chiesa. Oggi, con la diabolica
alleanza fra certe gerarchie ecclesiastiche e il comunismo si è creato
un regime nemico di ogni libertà e differenza, ivi comprese quelle religiose.
Solo con l'indipendenza, la Padania può tornare a garantire ai suoi popoli
la più completa libertà religiosa, la sua antica tradizione di
tolleranza e un migliore rapporto fra la gente e la tradizione cattolica.
7
- Per difendere le minoranze storiche
L'ltalia unitaria è sempre stata nemica delle differenze. Per tentare
di giustificare la propria ingiustificabile unità ha sempre cercato di
imporre una coesione interna che esclude ogni differenza e che nega l'esistenza
di comunità dotate di specifici caratteri etno-linguistici, culturali,
religiosi e storici. In questo ignobile e anti-libertario processo di omologazione
e di negazione sono state infatti coinvolte non soltanto le comunità
che parlano lingue celto-romanze diverse da quelle capziosamente considerate
derivanti dall'Italiano (Occitani, Arpitani, Brigaschi, Ladini), o di ceppo
germanico (Walser, Cimbri, Mocheni, Tirolesi, Carínziani) e slavo ( Sloveni,
Croati), ma anche le comunità religiose storiche (Valdesi, Armeni, Israeliti).
Per sopravvivere l'Italia deve negare ogni differenza organica favorendo magari
contrapposizioni fasulle e banalizzanti (di tipo sindacale, di classe sociale
ma anche calcistico) e inventandosi nuove minoranze importate per distruggere
quelle antiche. Al contrario, la Padania costruisce la propria forza sul riconoscimento
delle differenze e delle libertà di tutte le comunità storiche
che costituiscono la sua vera e più grande ricchezza. Solo con l'indipendenza
della Padania possono essere garantite alle minoranze etno-linguistiche, culturali,
storiche e religiose uno status di assoluta uguaglianza, la difesa delle peculiarità
e l'esercizio di ogni diritto e di ogni forma di autonomia, ivi compreso quello
di secessione o di annessione ad altre libere comunità.
8
- Per conservare la nostra cultura
Tutte le variegate e variopinte espressioni della cultura dei popoli padano-alpini
sono oggi soggette a un processo di omologazione e di italianizzazione forzata.
Si tratta di una sistematica operazione di devastazione e di snaturamento che
riguarda tutti gli aspetti delle nostre antichissime culture, dalle lingue (denominate
con disprezzo "dialetti" o "patois"), alle tradizioni, ai
costumi, ai modi di vita, alle istituzioni, fino alle abitudini alimentari.
Questo processo viene attuato mediante leggi che sono uguali per tutto il territorio
della repubblica, che non tengono in alcuna considerazione le differenze locali
e che privilegiano sempre usi e atteggiamenti "italiani" quando non
sono addirittura punitive per le culture padane. L'operazione viene rafforzata
con l'utilizzo di personale meridionale nell'amministrazione e nelle scuole
e con l'uso mirato degli strumenti di comunicazione di massa. Soprattutto, alle
radio e nelle televisioni si parlano lingue meridionali, si storpiano le parlate
con accenti mediterranei e si raccontano vicende e situazioni sempre e solo
molto "italiane" con tutto un corollario di perversioni, violenze,
abitudini a delinquere e comportamenti mafiosi che sono estranei alla cultura
dei popoli padano-alpini. Si agisce soprattutto sui soggetti più giovani
e indifesi trasmettendo loro una cultura foresta e cercando di farli sentire
parte di un mondo e di una società che sono invece estranei e lontani.
Solo con l'indipendenza, le comunità della Padania possono valorizzare
e vivere in piena libertà le proprie culture e tradizioni che devono
tornare a essere l'elemento portante della vita sociale e del normale comportamento
delle nostre genti.
9
- Per ristabilire antichi legami
Fin dai primi giorni del mondo, i popoli padano-alpini hanno sempre avuto stretti
legami con i loro vicini e fratelli che vivono sulle Alpi e al di là
delle Alpi. Le Alpi non sono mai state una barriera se non nella retorica patriottarda
italianista che ha cercato di creare connessioni privilegiate con le popolazioni
meridionali a scapito dei più antichi legami organici. 1 popoli provenzali,
savoiani, svizzeri, tirolesi e sloveni sono sempre stati collegati a quelli
padani, ne hanno condiviso la storia, spesso parlano lingue simili, hanno le
stesse usanze e gli stessi problemi. Un proverbio occitano dice che 1e montagne
dividono le acque ma uniscono gli uomini". In particolare, le Alpi non
sono mai state nella storia europea un elemento di confine politico costante:
solo l'Italia unita si è inventata l'idea di confine geografico (coincidente
con lo spartiacque alpino) e di "sacralità" di confini disegnati
a tavolino. La storia padana è invece caratterizzata dalla presenza sull'arco
alpino di moltissimi Paßstaat ("Stato di valico") come il regno
di Sisualdo, la Savoia-Piemonte, la Svizzera e il Tirolo. Se esiste un confine
fisico sensibile, questo è semmai costituito dall'Appennino tosco-emiliano
che è sempre stato una barriera fisica di difficile attraversamento,
un confine politico molto persistente e un forte limite fra aree culturali profondamente
diverse fra di loro.
10
- Per conservare meglio il nostro patrimonio artistico
La Padania è da sempre un potente centro di produzione culturale e artistica.
Fin dalla più lontana antichità è culla di abili artigiani
e di capaci imprenditori, ma anche di artisti, poeti, scienziati e letterati,
Molti degli artefici dello sviluppo culturale romano e medievale erano padani.
Il Rinascimento è una invenzione padana e toscana. La Padania è
una delle poche aree del mondo che sia stata interessata, senza rilevanti interruzioni
temporali, dalla presenza di culture avanzate e attive per tutta la sua storia.
Questo ha depositato sul nostro territorio una stratificazione di opere architettoniche
e artistiche prodotte con costante copiosità per quasi tremila anni.
Oggi questo incredibile patrimonio è in grave stato di degrado a causa
della rapina economica cui sono soggette le nostre terre e in seguito a una
politica culturale colonialista perpetrata dal potere centralista romano. Le
nostre comunità locali, dissanguate da tassazioni esose, non sono più
in grado di fare fronte alla gestione puntuale di tutto il patrimonio culturale
presente sul territorio. Gli stanziamenti statali vengono poi distribuiti con
criteri centralisti e colonialisti e finiscono inevitabilmente per favorire
le regioni meridionali da cui provengono anche quasi tutti i funzionari preposti.
L'atteggiamento colonialista romano ha però anche un brutale risvolto
di razzismo culturale che privilegia tutto ciò che è stato prodotto
da Roma, dal classicismo e nelle plaghe mediterranee a scapito del patrimonio
padano: i reperti archeologici celti, liguri, veneti e longobardi spariscono
nel fondo dei magazzini delle Soprintendenze e nei musei vengono esposti quasi
solo cocci romani o greci. Lo stesso Rinascimento lombardo (e quindi padano)
è considerato espressione provinciale e minore rispetto alla produzione
toscana o papalina. In alcuni casi, il razzismo culturale assume le forme di
un chiaro accanimento (e avvertimento) politico: è il caso - ad esempio
- di Venezia che viene lasciata crollare anche a causa del suo valore simbolico
storico e attuale.
11
- Per preservare le nostre forme di espressione artistica e architettonica
L'antico retaggio culturale celtico, veneto e longobardo ha generato. arricchendosi
nel tempo di apporti esterni, un linguaggio originale di produzione artistica
che trova i suoi punti di forza nell'amore per la decorazione, nel racconto
fantastico, nelle figurazioni luminose e nel gioioso impiego del colore. Si
tratta di una serie di costanti espressive che hanno attraversato tutta la storia
dell'arte padana con leggere variazioni nel tempo e nelle diverse aree geografiche
del paese. Lo stesso grado di sostanziale omogeneità si riscontra nelle
espressioni dell'architettura popolare, le cui svariatissime espressioni locali
mostrano - assieme a forti peculiarità formali e a dialetti stilistici
derivati dalla cultura del posto - alcuni elementi di forte comunanza: le coperture
in pietra o ceppi e, soprattutto, le facciate in intonaco dipinte a colori pastello
e riccamente decorate con figurazioni o con finte architetture. E' proprio l'immagine
delle facciate dipinte a costituire il più forte elemento di coesione
formale e culturale dell'architettura padana, di città e di campagna,
di montagna e di pianura: dalla Genua picta alla grande pinacoteca che erano
i canali veneziani, dal "Milano dipinto"" alle più sperdute
frazioni di collina. Il centralismo italiano si è abbattuto su questi
caratteri padani con furia iconoclasta con l'introduzione di stili modernisti
e apolidi che hanno volutamente cancellato ogni decorazione, con architetture
"di regime" (fascista o post-fascista) derivate da immagini mediterranee
e con la deliberata cancellazione di ogni forma di conoscenza del1 *architettura
e dell'arte popolare dalle scuole e dalle università. Anche in architettura
(e in urbanistica) la penisola è stata forzatamente unificata nel brutto
e nell'anonimo.
12
- Per riportare colore e allegria nei nostri paesi
Uno dei più beceri luoghi comuni del razzismo italiano consiste nel descrivere
la Padania come una terra triste, uggiosa, nebbiosa e fredda, abitata da gente
ingrigita, mutrignosa, chiusa e triste. Per contro, ci sarebbe un Meridione
allegro, solare, aperto, pieno di gioia e canzoni. Si tratta di una colossale
falsità che confonde l'allegria con la rumorosità e si dimentica
della profonda truculenza di certi atteggiamenti, della continua presenza della
sofferenza e della morte in una cultura meridionale piena di tragedie, sangue,
prefiche, occhiaie, costumi neri, funerali e cantilene lamentose. E' una cultura
cupa e piena di sensi di colpa che deriva dai loro antenati Greci e Fenici,
dall'influenza musulmana e da una lettura molto mediterranea e mediorientale
del Cattolicesimo. Il nostro patrimonio genetico è ancora colino dì
caratteri celti e veneti, di popoli che avevano colmato la loro vita di colori,
di fantasia, di canti polifonici, di ganasseria spavalda, di grandi bevute,
di una visione serena e "normale" della morte e di una notevole allegria
di fondo. La chiassosità di quegli antenati è stata mitigata dal
carattere chiuso e silenzioso di Liguri e Garalditani e da un modo più
europeo di intendere i rapporti sociali nel quale le esplosioni di allegria
devono essere incanalate in una ritualità comunitaria e non devono mai
ledere i diritti altrui. L'attuale e solo apparente mestizia dei popoli padani
deriva dalla loro condizione di assoggettamento culturale, economico e politico
e somiglia molto alla tristezza che popoli vivacissimi, come quello Ungherese,
mostravano sotto il giogo comunista. Con la ritrovata libertà, questa
terra tornerà a essere il paese dei gioiosi convivi, dei cori e delle
bande, del carnevale e delle altre feste più antiche, il paese dei bardi,
dei menestrelli e dei mille colori nel quale torneranno a convivere serietà
e allegria.
13
- Per ripristinare la qualità dell'ambiente
Da sempre le aspirazioni all'indipendenza politica sono strettamente legate
all'amore per la propria terra e al desiderio di vederne preservate le risorse
e le qualità ambientali. Ogni cultura ambientalista seria non può
che essere anche autonomista giacché le due cose sono inscindibili perché
solo chi è libero e padrone della propria terra la può gestire
nella maniera più oculata e amorevole. Costituisce anzi uno dei caratteri
più odiosi di ogni potere coloniale quello di sfruttare i territori altrui
degradandone ogni valenza e qualità ambientale. Oggi il territorio padano
si trova proprio in queste condizioni di devastazione e di degrado a causa di
un regime oppressivo e foresto che vive sul lavoro della Padania e che non si
preoccupa di lenire nessuna delle devastazioni che sono conseguenti alla concentrazione
di produzione. Oggi il territorio dei popoli padano-alpini viene devastato da
un eccesso di presenza umana e da una concentrazione enorme di attività
produttive. Talune aree hanno densità abitative e strutture da terzo
mondo ma su queste aree il regime italiano continua a indirizzare un flusso
di immigrazione più o meno clandestina che aggrava le già precarie
condizioni ambientali complessive. Le grandi ricchezze qui prodotte vengono
poi investite in larghissima parte altrove e non impiegate, come avviene in
tutti gli altri paesi fortemente industrializzati, a mitigare gli impatti sull'ambiente
che inevitabilmente derivano da una forte attività di produzione, specialmente
se svolta in condizioni infrastrutturali inadeguate. In altre parole, qui si
deve produrre tanto e a basso costo per soddisfare l'esoso fisco italiano che
non reinveste quasi nulla sul posto e che dilapida altrove le nostre ricchezze.
Solo con l'indipendenza, la Padania potrà riacquistare il completo controllo
delle sue ricchezze e impiegarle nella misura necessaria a rimediare alle devastazioni
ambientali. La Padania libera dovrà addirittura porsi all'avanguardia
della cultura ambientalista con il riutilizzo produttivo delle aree di collina
e di montagna, con il decongestionamento delle aree urbane, con grandi investimenti
per la qualità dell'ambiente e per il sistematico rimboschimento del
suo territorio: essa tornerà veramente a essere una grande valle verde.
14
- Per liberarci dalla criminalità organizzata
La mafia, la camorra e tutte le altre strutture di criminalità organizzata
sono fenomeni tipicamente italiani del tutto estranei alla cultura della Padania
che non ha mai generato niente del genere neppure nei momenti economicamente
e socialmente più difficili della sua lunghissima storia. Fenomeni come
il racket e i rapimenti sono del tutto sconosciuti alla nostra mentalità.
La criminalità organizzata è penetrata nei nostri paesi solo dopo
l'unità d'Italia e grazie alla connivenza e alla complicità del
potere politico romano. Essa sta oggi soffocando le nostre comunità distruggendone
le capacità economiche e imponendo con la violenza metodi di oppressione
contro cui la nostra società non può difendersi perché
è stata privata di ogni strumento: la magistratura, la polizia e il potere
politico sono infatti in mano a gente foresta che proviene dalle stesse aree
geografiche che hanno generato e tollerato i fenomeni malavitosi e che deve
la sua posizione (e i suoi privilegi) all'esistenza stessa dello stato italiano
di cui sono anche nel caso degli uomini più onesti - costretti ad accettare
ogni inefficienza e compromissione. Solo l'indipendenza della Padania potrà
liberare la nostra gente dall'abbraccio mortale dei tentacoli della malavita
attraverso l'opera di magistrati e gendarmi padani, di cultura padana e impermeabili
a ogni infiltrazione mafiosa e tendenza alla collusione. Le stesse organizzazioni
mafiose se non si troveranno più a operare all'interno della stessa struttura
statale cui sono legate da un patto di mutua sopravvivenza ma saranno lontane
dai loro covi di origine, separate da una barriera ancora prima culturale che
giuridica e dovranno muoversi in un ambiente ostile, fra gente nemica dei loro
metodi e lontana dalla mentalità che le ha generate e fatte crescere.
15
- Per l'ordine e la sicurezza
La malavita (grande o spicciola, organizzata o non) che opera in Padania è
quasi completamente di importazione italiana o extracomunitaria. La percentuale
dei condannati e dei galeotti nati in Padania è largamente minoritaria
e riguarda nella grande maggioranza dei casi i reati meno violenti e più
tipici delle società post-moderne. Si può affermare che la gestione
della giustizia in Padania sia un fatto reso del tutto estraneo alla nostra
gente: poliziotti, magistrati, funzionari di Tribunale, avvocati e guardie carcerarie
sono in larghissima parte meridionali e i reati sono commessi in ampia misura
da foresti e da stranieri extracomunitari. Oltre che dalla grande criminalità
organizzata, la Padania è oggi impestata da uno stillicidio di reati
commessi da un esercito di balordi, sbandati, drogati, piccoli delinquenti e
mascalzoni abituali che rendono insicure le nostre strade ma anche le nostre
stesse case. Si tratta di misfatti che sono particolarmente odiosi perché
sono commessi contro la gente comune, contro i più deboli, contro tutti
i cittadini che non sono difesi e a cui è impedito di difendersi da uno
Stato inefficiente, spesso corrotto e a volte in aperta combutta con la criminalità.
A volte il lassismo italiano è frutto di precise scelte politiche, come
nel caso della accettazione degli immigrati clandestini e degli zingari cui
vengono concessi la più totale immunità e addirittura congrui
sussidi economici. Solo la presenza di una magistratura e di una polizia padane,
con leggi fatte da una Padania indipendente potranno ridare sicurezza e serenità
a popoli tornati padroni a casa loro e liberi di vivere secondo le proprie usanze
costruite sull'abitudine al lavoro, sull'onestà e sul rispetto scrupoloso
della legalità.
16
- Per una giustizia migliore
Il termine di "giustizia" ha perso in Italia il suo più vero
significato. Oggi ottenere giustizia è difficile ed è quasi impossibile
farlo entro limiti di tempo civili. Le cause normali arrivano a durare decenni
e solo quelle dei potenti hanno qualche possibilità di concludersi in
tempi ragionevoli. Le sentenze hanno l'aspetto di declamazioni iniziatiche,
di trucchi procedurali e non c'è fiducia nella giustizia pubblica. La
nostra gente si sente (ed è) vittima di cavilli, di legulei verbosi e
inconcludenti, di formule ermetiche che non capisce e che sicuramente non rispondono
alle sue esigenze e alle necessità di ogni società civile. Il
diritto romano che aveva già il vizio di origine di favorire non già
la ricerca della verità ma l'abilità dialettica e procedurale
si è ulteriormente degradato in una visione bizantina e borbonica della
giustizia che ha perso di vista da tempo il suo vero scopo primario che è
quello di scandire sulla base della "amministrazione della giustizia"
i ritmi della vita comunitaria. La nostra gente si sente avviluppata da un sistema
truffaldino di parole e inganni che è forse adatto all'italica assuefazione
all'imbroglio o alla mediterranea tolleranza per le pulsioni a delinquere ma
che si scontra con la mentalità europea dei Padani cui meglio si adatterebbero
le consuetudini giuridiche longobarde o sassoni fatte di pragmatismo, chiarezza
e certezza delle sentenze. Con l'indipendenza, la Padania ha l'occasione di
darsi delle leggi semplici e chiare, di cancellare il macchinoso apparato legislativo
italiano (fatto di 200-300mila leggi e leggine) e di ridare alle proprie genti
una giustizia efficiente e credibile.
17
- Per risolvere il problema degli extracomunitari
L'Italia non ha nessun interesse a risolvere il problema dell'immigrazione clandestina
le cui nefaste conseguenze sono in larga parte scaricate sui popoli padano-alpini.
Il regime catto-mafio-comunista che la governa vede nell'invasione extracomunitaria
l'occasione di loschi affari economici, di rivalse elettorali anti-padane (il
voto degli stranieri), di perturbazioni sociali da cui ha sempre sperato di
trarre vantaggi politici; in particolare gli stranieri (meglio se irregolari)
sono la scusa per il mantenimento in vita di organizzazioni di assistenza sovvenzionate
con denaro pubblico, sono fonte di reclutamento di manovalanza per la criminalità
organizzata e sono l'occasione per saldare vecchi debiti politici (contratti
con i vecchi regimi comunisti o con i paesi islamici) nati da poco chiare transazioni
e mediazioni economiche o da appoggi di vario genere. Nell'invasione straniera,
le forze politiche anti-padane e unitariste vedono una forma di edulcoramento
delle identità popolari e la distruzione di tessuti sociali antichi e
vitali. La società multirazziale che caldeggiano non è che la
naturale continuazione della criminale politica di annullamento delle culture
locali a vantaggio di una identità italiana artificiale e innaturale.
La Padania indipendente si baserà sul fondamentale riconoscimento delle
identità locali che dovranno essere difese da ogni tentativo di disgregazione.
Saranno da noi benvenuti e tutelati tutti gli stranieri che metteranno a disposizione
della comunità la loro voglia di lavorare. In Padania entrerà
però solo chi sarà in regola con le disposizioni di legge e se
ce ne sarà effettivo bisogno. Infatti finchè ci sarà un
solo padano senza lavoro non dovrà entrare nessuno straniero.
18
- Per disporre di un sistema di infrastrutture moderno ed efficiente
Pur disponendo del prodotto interno lordo (PIL) procapite tra i più elevati
dell'Unione Europea, la Padania vive in una situazione fisica da terzo mondo
con un patrimonio infrastrutturale vecchio e cadente, che costituisce un aggravio
aggiuntivo ai costi di produzione. L'Italia investe da decenni i soldi drenati
in Padania in infrastrutture inutili e faraoniche nel Meridione e non provvede
alla costruzione di opere essenziali alla vita delle nostre comunità.
Così, si costruiscono strade e autostrade nel sud dove non ce n'è
alcuna necessità, si progetta un megalomane ponte sullo Stretto di Messina
e nelle regioni padane si viaggia su strade strette, antiquate, intasate fino
all'inverosimile e si richiedono pedaggi esosi per tratte autostradali dove
ci si muove a passo d'uomo. Lo stesso vale per le ferrovie e per gli aeroporti,
ma anche per la rete telefonica, per i sistemi di cablaggi, per le comunicazioni
via etere e - peggio del peggio - per i servizi postali. Nella Padania indipendente
il sistema stradale e autostradale sarà razionalizzato e potenziato per
permettere spostamenti di uomini e merci con rapidità, i pedaggi saranno
aboliti o concentrati in un unico pagamento su modello svizzero, e saranno raddoppiate
e modernizzate le principali linee ferroviarie. Questo è sempre stato
un paese all'avanguardia nelle ricerche e nelle applicazioni tecnologiche e
l'indipendenza gli permetterà di tornare al passo con i paesi stranieri
più avanzati.
19
- Per mettere fine a ogni forma di razzismo contro i Padani
Oggi i popoli padano-alpini sono l'oggetto di continui attacchi e discriminazioni
di stampo razzista. Questo avviene sotto forma di calunnie sistematiche che
tendono a mostrare i popoli meridionali come intelligenti e colti e quelli padani
come un'accozzaglia di ignoranti e sottosviluppati buoni solo a lavorare e a
pagare le tasse. Il Sud, si dice, è un paese dalla civiltà millenaria
e dalla profonda cultura, mentre la Padania è una plaga poco più
che barbara, appena rischiarata dal faro della civiltà mediterranea.
Sui giornali e nelle televisioni, frotte di presentatori grassocci, di giornalisti
saputa e di filosofi arroganti non perdono occasione per insultare i popoli
padani e per esaltare l'intelligenza e la furbizia mediterranea. Questo atteggiamento
razzista ha un suo corollario pratico nei risultati dei concorsi pubblici e
nell'assegnazione di posti di lavoro e di privilegio: i laureati nelle università
meridionali hanno inevitabilmente voti più alti, nei ministeri, nei posti
di comando, nelle redazioni dei giornali e dei telegiornali vengono spediti
quasi solo meridionali più furbi (e raccomandati) dei Padani. Lo stesso
vale anche per tutti i posti che non richiedono necessariamente particolari
doti intellettuali o speciale erudizione: ma anche lì, fra carabinieri,
postini e tranvieri, continuano a prevalere membri della razza ritenuta superiore.
Solo l'indipendenza della Padania può porre fine a questa situazione
discriminatoria: utilizzeremo al meglio innanzi tutto la nostra gente e le graduatorie
dei concorsi saranno finalmente compilate sulla base di meriti effettivi e non
in funzione del luogo di nascita o dell'etnia di appartenenza.
20
- Perché non ci piace essere chiamati mafiosi
Ogni volta che si ha a che fare con degli stranieri che non ci conoscono personalmente,
c'è il concreto pericolo, in quanto cittadini italiani, di venire scambiati
per mafiosi. U idea che in giro per il mondo si ha degli Italiani è infatti
quella di un popolo di camorristi, mandolinisti, traditori, ladruncoli e mangiatori
di spaghetti: ovunque si raccontano barzellette sulle doti di "eroismo"
dell'esercito italiano, sull'abilità di maneggiare coltelli e grimaldelli
e sull'agilità di "cambiare alleanze" degli abitanti della
penisola. Questo è il frutto di poco edificanti episodi storici dell'ultimo
secolo, del comportamento di tanti emigrati mediterranei e della pessima stampa
che gli Italiani stessi si sono costruita. Nei paesi dove c'è stata una
forte emigrazione di genti padane è sempre sufficiente specificare la
propria regione di provenienza per vedere radicalmente cambiati giudizi e atteggiamenti
ma in tutti gli altri posti occorre ogni volta cimentarsi in laboriose disquisizioni
per spiegare la differenza fra i vari tipi di popoli che sono conosciuti in
giro come "italiani". Sono inconvenienti che non capitano di certo
a Ticinesi, Monegaschi o a cittadini di San Marino. Sono guai che non capiteranno
neppure più ai cittadini della Padania quando questa sarà indipendente:
essi saranno accolti come gli abitanti di un paese civile e rispettabile, come
uno dei paesi più colti e prosperi del mondo.
21
- Per salvaguardare la nostra agricoltura e i nostri prodotti
Oggi l'agricoltura padana è attiva e produttiva ma è continuamente
penalizzata dallo stato italiano che favorisce in ogni occasione quella mediterranea.
Nei rapporti con la Comunità Europea, il governo di Roma difende solo
i prodotti meridionali (magari non competitivi) e sacrifica quelli padani che
sono invece di ottima qualità e che avrebbero immense possibilità
di conquistare mercati anche difficili. Roma difende le produzioni di olio di
oliva e di agrumi ma sacrifica criminalmente i produttori di riso, latte e carne.
1 nostri vini, che potrebbero conquistare ogni mercato, vengono penalizzati
dall'obbligo della distillazione, favorendo i prodotti scadenti meridionali.
Si è addirittura arrivati a inventare una parossistica mitologia attorno
alla così detta "dieta mediterranea" per favorire certi prodotti
e certi comportamenti. La Padania ha una gamma di prodotti agro-alimentari vasta
per varietà e ineguagliabile per qualità che viene sistematicamente
umiliata dal colonialismo romano. Charles De Gaulle diceva che la civiltà
di un paese si misura anche dal numero e dalla qualità dei formaggi che
produce: anche in questo la Padania libera riacquisterà il suo ruolo
di uno dei paesi più civili del mondo.
22
- Per interrompere la "marcia verso la morte" della nostra gente
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale il tasso di natalità
della popolazione tirolese della Provincia di Bolzano era pericolosamente precipitato
a fronte di una crescita demografica di quella "italiana" e di un
continuo flusso immigratorio. In quella occasione si era parlato di "marcia
verso la morte" della antica comunità sud-tirolese. Il fenomeno
si è interrotto e ribaltato con l'ottenimento di ampie forme di autonomia:
oggi quella comunità è vitale e mostra la propria forza richiedendo
fette sempre più grandi di libertà. L'intera Padania sta' oggi
vivendo una esperienza simile: è il paese con il più basso tasso
di natalità del mondo intero e vede la propria terra riempirsi di immigrati
prolifici. Le cause di questa situazione vanno cercate nella precarietà
di tante situazioni economiche, nell'incertezza del futuro ma anche nella caduta
di libertà, nella perdita di fiducia nelle risorse comunitarie e nella
crisi di identità. Molti Padani hanno oggi paura di affidare i loro figli
a una società "spadanizzata" e impoverita di quei valori che
hanno sempre fatto di questa terra un focolaio di vita e di vitalità.
La pericolosa tendenza può essere invertita solo ridando alla nostra
gente fiducia e speranza: è certo che l'indipendenza della Padania (con
la conseguente prospettiva di ricostruire una società piena di antiche
certezze e di forti identità) porterà la nostra società
a trovare condizioni anche demografiche più equilibrate. Popoli liberi
mettono al mondo figli desiderati e liberi.
23
- Per tornare ad essere europei
La Padania è da sempre il cuore dell'Europa. Qui sono sorte le prime
comunità organizzate dell'Europa continentale, qui hanno abitato popoli
che provenivano dal centro e dal nord dell'Europa. La Padania ha sempre avuto
contatti strettissimi con i paesi d'oltre Alpi, ha fatto parte delle stesse
entità politiche e degli stessi processi culturali. Essa fa parte di
quella Europa Lotaringia che unisce i Paesi Bassi alla Toscana e che è
da sempre la patria delle autonomie locali, della tolleranza e della strenua
difesa delle libertà individuali e comunitarie. Per millenni i suoi legami
più stretti sono stati con la Gallia, la Catalogna, la Toscana, la Svizzera,
la Baviera, l'Austria, l'Ungheria e anche con l'Irlanda. A questi si aggiungevano
stretti rapporti culturali e commerciali con l'Oriente mediterraneo che facevano
della Padania un formidabile crocevia di idee, uomini e merci. Con l'unità
d'Italia, questi contatti e rapporti si sono rovesciati: tutti i legami storici
della Padania sono stati tranciati per creare un sodalizio artificioso e innaturale
con Roma, il Meridione e con il mondo mediterraneo. L'Italia romana si colloca
oggi ai margini della vera Europa, dove si costruisce la storia e l'economia
contemporanea, è un paese provinciale e marginale, quasi balcanico. La
Padania si è così trovata a dover intrattenere relazioni con paesi
esotici e lontani e a rinunciare ad antichissimi legami organici che solo con
l'indipendenza potrà riallacciare ridiventando così un paese europeo
a tutti gli effetti.
24
- Per rispetto di tutti quelli che sono morti per la libertà
La storia padana è una continua lotta per le libertà e le autonomie
dei nostri popoli. Per questo, nel corso dei millenni della loro storia, i Padani
hanno sacrificato ricchezze e vite umane: dai combattenti celti e longobardi,
ai cavalieri della Lega, dagli Insorgenti fino a tutti gli uomini che sono morti
nelle guerre del Risorgimento, sulle barricate milanesi del 1848 per l'autonomia
e a San Martino per creare il Regno dell'Italia Superiore. Tutti i nostri morti
meritano rispetto, anche quelli che erano "contro" o che sono morti
senza la precisa consapevolezza delle loro azioni. L'Italia ha sempre creato
discriminazioni anche fra i morti: quelli "buoni" cui dedicare monumenti
e onori e quelli "cattivi" da disprezzare e dimenticare. La Padania
libera mostrerà grande rispetto per tutti: per i soldati lombardo-veneti
di Radetzky che volevano conservare le autonomie locali all'interno dell'Impero
e per le migliaia di Padani massacrati nella Prima Guerra Mondiale per disciplina,
per senso del dovere e per ubbidienza nei confronti di chi ha abusato di loro
"per costruire il sentimento nazionale" e per perseguire fini economici
e politici d'altro genere. Tutti i nostri morti saranno rispettati: quelli vittime
del colonialismo italiano a fianco di quelli che si sono coscientemente battuti
per difendere le proprie case, i propri beni e le proprie antiche libertà
contro prepotenti e oppressori.
25
- Perché lo permettono e sollecitano le norme internazionali
Esiste tutta una ormai consolidata traccia giuridica internazionale, che va
dai 14 punti del presidente Wilson alla Carta di Helsinki e che garantisce il
diritto di autodeterminazione di ogni popolo. Secondo tali documenti, che non
fanno che ribadire un inalienabile diritto naturale, ciascuna comunità
umana deve godere della assoluta libertà di disporre dei propri destini
decidendo la propria forma istituzionale, con chi stare e con chi non stare.
Tali diritti trovano un elemento di rafforzamento e di quasi-obbligatorietà
quando le comunità sono oggetto di deprivazione economica e culturale.
La Comunità dei popoli padani è soggetta a ripugnanti forme di
oppressione culturale e a un sistematico sfruttamento economico che sottolineano
e rendono ancora più legittima la sua richiesta di autodeterminazione.
Naturalmente la Padania indipendente dovrà garantire il rispetto di uguali
diritti a tutte le sue componenti.
26
- Per solidarietà nei confronti della nostra gente
Dietro grandi e ipocrite enunciazioni di solidarietà, il regime italiano
nasconde solo la sua continua rapina nei confronti della Padania che accusa
di egoismo quando cerca di ribellarsi. I beneficiari della solidarietà
forzosa che ci viene imposta sono sempre più lontani o evanescenti (i
popoli del terzo mondo, i diseredati della terra) ma in realtà sono i
burocrati, i politici e i funzionari dello stato centralista che ingrassano
e si arricchiscono alle spalle dei contribuenti padani e un esercito di parassiti
(finti invalidi, disoccupati cronici, pensionati baby) che dal Meridione assistito
fornisce la forza elettorale che serve per tenere in piedi la struttura di rapina.
La solidarietà individuale deve essere frutto di una libera scelta e
non può essere imposta per legge. La solidarietà comunitaria è
invece il risultato di un patto liberamente sottoscritto fra i membri di una
comunità organica e va esercitata innanzi tutto nei confronti dei sottoscrittori
del patto, a partire dai più vicini. Oggi sono proprio i nostri bisognosi
veri quelli che ricevono meno solidarietà pubblica o che non ne ricevono
affatto: gli ospedali padani sono pieni di foresti e di extracomunitari che
non hanno mai pagato un soldo di tasse, il nostro sistema sanitario è
una greppia su cui si affannano gli sgherri dei partiti romani, e le nostre
comunità locali non dispongono più delle risorse per assistere
i nostri anziani, bisognosi e ammalati. Nella Padania indipendente ogni comunità
dovrà provvedere con le proprie risorse ai propri bisognosi secondo il
principio di sussidiarietà: solo quando avremo risolto tutti i nostri
problemi, quando avremo organizzato cure adeguate per tutti i nostri malati
e anziani, quando ci saremo presi cura di tutti i nostri bisognosi potremo aiutare
concretamente anche i (veri) bisognosi altrui.
27
- Per assicurare la giusta pensione a chi ha lavorato
Il sistema pensionistico italiano è completamente disastrato e schiacciato
da una tremenda mole di debiti derivata anche dall'avere concesso pensioni a
milioni di cittadini che non ne hanno diritto, che non hanno mai versato contributi
o lo hanno fatto in misura irrisoria e per l'erogazione di lussuose prebende
a una schiera di alti burocrati e funzionari, politici, sindacalisti e parassiti
di regime. L'istituto della pensione è diventato uno strumento di assistenza
e di acquisto di consensi elettorali. Oggi una larga fetta dei contributi viene
raccolta nelle regioni padane e una notevole percentuale di pensioni di assistenza
(erogate con varie giustificazioni) viene elargita nel Meridione. Lo scandalo
delle false pensioni soprattutto di invalidità) continua: hanno avuto
esito risi le tanto strombazzate campagne di controllo e di moralizzazione e
non esiste alternativa perché il regime sopravvive grazie al voto di
scambio che deriva da questa situazione. Lo stato italiano presto non sarà
più in grado di pagare pensioni se non con forti aumenti del prelievo
fiscale questo penalizzerà i lavoratori che hanno versato regolarmente
i contributi e non certo le bande di fannulloni truffatori che non hanno mai
pagato una lira. Solo l'indipendenza della Padania, i pensionati padani (v possono
vedere assicurata la propria pensione. Non dissanguate dalla rapina continua
perpetrata dallo s italiano, le comunità padane saranno infatti perfettamente
in grado di fare fronte ai propri impegni sociali fino definizione di una radicale
riforma dell'intero settore faccia percepire pensioni maturate dalla capitalizzazione
dei contributi.
28
- Per avere scuole più efficienti
Il sistema scolastico pubblico italiano è oggi considerato una sorta
di area parcheggio per giovani che andranno a intasare il mercato della disoccupazione
e una forma di assistenza diffusa per molte migliaia di insegnanti che non avrebbero
altro lavoro. Il posto di insegnamento viene usato dal potere politico come
merce di scambio elettorale per una grande massa di persone, principalmente
di origine meridionale. Distribuendo stipendi a questa gente, il regime si assicura
anche un altro servizio fondamentale che consiste nello snaturamento culturale
delle regioni padane dove tali insegnanti vengono inviati: essi diventano lo
strumento di penetrazione di idee politiche unitariste, di scardinamento di
antiche abitudini linguistiche e di massificazione e banalizzazione delle formazioni
culturali dei giovani. In una società moderna, il ruolo degli insegnanti
deve essere invece fondamentale per la conservazione e il rafforzamento di culture
e identità locali: essi devono integrare il lavoro di formazione e di
arricchimento identitario delle famiglie. Per questo è fondamentale che
gli insegnanti siano locali e che l'insegnamento riguardi anche tutte le forme
di cultura e di identità locale. Con l'indipendenza della Padania, il
sistema scolastico disporrà di maggiori risorse economiche e sarà
organizzato in base al principio di sussidiarietà sui vari livelli di
autonomia comunitaria. Analoghe riflessioni vanno fatte per l'istruzione universitaria
(nel solco di una tradizione antica, cresciuta proprio in Padania), per la ricerca
scientifica e per il valore legale dei titoli di studio.
29
- Perché lo richiede la globalizzazione dei mercati
Uno dei motivi che hanno portato alla formazione dei grandi stati nazionali
era la necessità di disporre di un mercato interno (spesso protetto)
sufficientemente ampio da sorreggere la costruzione di una struttura produttiva
industriale. Molti dei più aspri scontri militari sono avvenuti per allargare
o difendere tali mercati nazionali e le loro zone di influenza. Oggi i mercati
si sono dilatati a dimensione globale e non hanno più senso (né
sarebbero possibili) politiche protezionistiche o la conservazione di sistemi
di mercato chiusi. Nella competizione economica mondiale (dove tutti devono
giocare a tutto campo) sono avvantaggiati i sistemi più agili, moderni
ed efficienti in grado di competere sulla base della qualità dei prodotti,
dei prezzi e della rapidità di adeguamento ai cambiamenti di esigenze.
In questa situazione perdono di significato i mercati nazionali e si trovano
fortemente penalizzati i sistemi come quello italiano che hanno altissimi costi
di produzione (a causa di una fiscalità esosa), scarsa flessibilità
(alta sindacalizzazione e normative farraginose) e un intreccio infrastrutturale
antiquato e inefficiente. Oggi la cosiddetta Impresa Italia si trova in enormi
difficoltà a causa dell'oppressione statalista, dell'eccessiva (e corrotta)
burocrazia che la governa, della situazione da socialismo reale in cui l'ha
cacciata la sua classe politica e dell'inefficienza parassitaria di una larga
fetta del paese. La Padania indipendente costituirebbe invece una unità
produttiva ideale per dimensioni, per caratteri e per propensione all'efficienza:
liberata dalla struttura parassita ria dello stato italiano, essa diventerà
un soggetto agile e capace di assumere una posizione vincente sul mercato mondiale.
30
- Per consentire alle nostre Comunità di gestire le proprie risorse
Oggi gli enti locali padani (Comuni, Provincie e Regioni) ricevono dallo stato
centralista romano una piccolissima frazione di quanto le nostre genti versano
sotto forma di tasse e di balzelli. 1 nostri enti locali sono in continua lotta
con bilanci striminziti che non consentono gli interventi e gli investimenti
di cui le nostre comunità avrebbero bisogno per garantirsi qualità
di vita di livello europeo. Oggi i Padani hanno un PIL procapite tra i più
elevati dell'Unione Europea, soffrono di livelli di prelievo fiscale fra i più
alti del pianeta ma vivono in condizioni ambientali e hanno servizi e infrastrutture
da terzo o quarto mondo. Lo stato italiano distribuisce le risorse drenate in
Padania in funzione clientelare favorendo le regioni meridionali da cui attinge
il suo potere elettorale: così i comuni e le regioni del Mezzogiorno
ricevono contributi altissimi e le nostre comunità elargizioni che somigliano
a elemosine. 1 contributi dello stato ai comuni vanno dalle 220.000 lire pro
capite del Friuli alle 544.000 della Campania. Il grado di copertura delle spese
programmate va dal 67,1% della Lombardia al 26,4% della Calabria: la differenza
viene elargita dallo stato attingendo alle tasse riscosse in gran parte in Padania.
Con l'indipendenza si portano i rapporti del dare-avere a valori più
onesti e - anche a fronte di una generalizzata diminuzione della pressione fiscale
- si avrà un enorme aumento delle risorse a disposizione degli enti locali
e delle comunità padane. Non ci sarà più una struttura
centrale parassitaria da mantenere e saranno eliminati tutti gli sprechi derivanti
dalla gestione clientelare e assistenzialistica del potere.
31
- Per salvare i nostri risparmi e i nostri investimenti
Oggi i risparmi dei Padani sono messi a repentaglio dall'esosità dello
stato, dall'inflazione e dai vizi del sistema bancario italiano. Lo stato da
anni ormai va raccontando di essere riuscito ad abbattere l'inflazione e mente:
i suoi dati sono il frutto combinato di manipolazioni statistiche e degli effetti
della recessione e contrazione dei consumi. A questo si aggiungono le vessazioni
che il potere centrale impone al sistema bancario. Gli istituti di credito padani
non sono di fatto liberi di organizzare una propria politica, tutto è
regolato per legge ed esistono forti e ingiuste imposizioni sull'indirizzo degli
investimenti. Oltre a tutto ciò le banche padane sono continuamente chiamate
a fare fronte ai disastri finanziari di quelle meridionali (Banco di Napoli,
Sicilcassa, e non è finita ... ) che sprecano risorse, alimentano l'assistenzialismo
parassitario e arricchiscono le organizzazioni criminali a spese dei contribuenti.
L'Italia è di fatto divisa in due economie che necessitano di due sistemi
economici istituzionalizzati e di due monete. Per salvaguardare i risparmiatori
e gli investitori padani serve l'indipendenza del nostro paese.
32
- Per garantire ogni forma di libertà
L'Italia unita ha sempre avuto una forte propensione per i regimi antilibertari.
La sua storia è una continua ricerca dei poteri forti e delle soluzioni
autoritarie; è stata una pressoché continua espressione di sopraffazione
delle libertà politiche, religiose, economiche, culturali e civili. Questa
predisposizione nasce da due fattori principali. Il primo è rappresentato
dalla insicurezza identitaria: l'Italia non è mai esistita nella coscienza
popolare e si è formata solo con un atto di violenza militare e di sopraffazione
politica e per questo necessita di imporsi con la forza. Ogni concessione alle
libertà porta inevitabilmente a una esplosione di domanda di autonomia
e, quindi, alla disgregazione dello stato nazionale tenuto assieme da prefetti
e sbirri. Il secondo fattore deriva dal tipo di cultura dell'etnia predominante
e dalla storia di larga parte della penisola che ha conosciuto solo poteri forti,
accentratori e assolutisti che non ammettevano alcuna forma di autonomia politica
e amministrativa e nessuna forma di dissenso culturale. Questa antica propensione
mediterranea e mediorientale per l'illiberalità è stata trasmessa
all'Italia unita e fatta propria con facilità da fascisti, comunisti
e prepotenti di ogni sorta. Oggi si è creata una nuova forma di regime
che nasce dalla saldatura di tutti i poteri forti e occulti di questo paese,
dal comunismo al Vaticano, dalle logge industrial-massoniche alla Mafia. t un
regime che tende a sopprimere ogni diversità, ogni dissenso e, ogni aspirazione
a libertà politiche, religiose e culturali. E anche un regime che è
fortemente nemico di ogni aspirazione autonomistica. Solo l'indipendenza della
Padania può distruggere alla base ogni tendenza autoritaria di matrice
unitarista e meridionale. La storia padana è infatti una continua ricerca
di pluralità, di autonomie, e di libertà a tutto campo.
33
- Per andare e restare in Europa, senza soccombere
Nonostante tutte le sparate propagandistiche dei regime, la repubblica italiana
non è in grado di soddisfare i così detti parametri di Maastricht.
Barando sui numeri e moltiplicando i suoi ignobili trucchi contabili, il regime
potrà forse riuscire a stare dentro ai limiti richiesti per il PIL e
per l'inflazione ma non riuscirà mai a gestire il suo enorme debito pubblico,
che è oltre a tutto assai più grande di quanto ammesso. Quando
anche, per una operazione di salvataggio politico truffaldino per ragioni politiche
degli altri governi, l'Italia dovesse essere ammessa alla prima fase dell'Unione
Monetaria, essa non sarà comunque in grado di tenere il passo con le
altre economie se non con sacrifici di portata tale da schiacciare definitivamente
la nostra economia. In queste condizioni l'Europa non potrà che essere
una presenza disastrosa per l'Italia. Molto diverso è il discorso per
la Padania indipendente che potrebbe non solo accedere alla Comunità
con una certa facilità ma che vi potrebbe anche rimanere in condizioni
di grande vantaggio per la sua alta competitività. Per questo occorre
subito creare un sistema di doppia moneta che permetta alla Padania di accedere
da subito a Maastricht e all'Italia meridionale di potere svalutare liberamente
la propria valuta e tentare di tornare concorrenziale sui mercati mondiali.
L'indipendenza della Padania è un vantaggio anche per l'Italia.
34
- Per essere ricchi
Oggi la Padania ha un Prodotto interno lordo per abitante tra i più alti
dell'Unione Europea: in particolare la Valle d'Aosta, la Lombardia e l'Emilia
hanno un PIL che è più alto del 125% del valore medio comunitario
e le altre regioni padane un PIL che va dal 100 al 125% della stesso valore.
Questo significa che, anche nelle sue attuali condizioni di sottomissione coloniale,
la Padania è tra le comunità più ricche dell'Unione Europea.
Nel caso di indipendenza e di liberazione dai balzelli, dallo sfruttamento economico
e dalle imposizioni romane, il nostro paese potrebbe ulteriormente accrescere
la propria ricchezza diventando uno dei paesi più prosperi del mondo
intero. 1 popoli padani hanno faticosamente conquistato le loro attuali condizioni
con l'intelligenza, con il lavoro, la costanza e lo spirito di sacrificio di
generazioni. Oggi la Padania è però sottoposta a uno sfruttamento
economico che non ha uguali al mondo intero: ogni padano "regala"
all'Italia parecchi milioni l'anno e l'unità è costata alla Padania
una cifra enorme che qualcuno ha detto essere addirittura superiore al drenaggio
di ricchezze effettuato dall'Impero Spagnolo in tutta l'America latina nel corso
di parecchi secoli. Se guadagnata onestamente e correttamente, la ricchezza
è un vantaggio ma anche una ragione di orgoglio di un popolo che ha il
diritto di conservarla e di difenderla da ogni interferenza esterna e da ogni
tentativo di rapina. La migliore difesa della giusta prosperità dei padani
è l'indipendenza della nostra terra.
35
- Per una busta paga più giusta
Oggi la busta paga dei lavoratori dipendenti è più che dimezzata
da tasse e balzelli ma è anche gravata da prelievi finalizzati a mantenere
una struttura sindacale parassitaria e asservita al regime. 1 lavoratori dipendenti
sono costretti a pagare contributi che servono al mantenimento di falsi invalidi,
di baby pensionati e di gente che non ha mai lavorato ma che riceve pensioni
in cambio del sostegno elettorale ai partiti di regime. 1 lavoratori dipendenti
sono anche costretti a pagare contributi per l'assistenza sanitaria a malati
per vocazione, a fannulloni e a extracomunitari che non hanno mai pagato una
lira di tasse. L'alto livello di tassazione serve a mantenere un apparato burocratico
elefantiaco e una massa di assistiti che nulla produce per la comunità:
questo incide però sul costo del lavoro il cui peso rende le nostre aziende
meno competitive, frena la nostra economia e aumenta la disoccupazione. Poco
diverso è il discorso sui redditi dei lavoratori autonomi che sono vittime
dello stesso esoso regime fiscale ma che non godono neppure degli scarni vantaggi
assistenziali e pensionistici dei lavoratori dipendenti. Tutte queste tasse
diminuiranno inevitabilmente nella Padania indipendente che avrà una
struttura statale più leggera e che ridurrà l'intervento pubblico
al minimo indispensabile.
36
- Per dare un avvenire sicuro ai nostri giovani
Oggi in Italia ci sono tassi di disoccupazione piuttosto elevati che atrofizzano
il mercato del lavoro, frustrano ogni sorta di mobilità e di fatto, impedendo
di scegliere il lavoro più gradito, abbassano i livelli di efficienza
e di produttività complessivi. Nella ricerca di un impiego i nostri giovani
devono subire la massiccia concorrenza di masse di meridionali con appoggi politici
e corredati di titoli di studio conseguiti in allegria in generosi istituti
scolastici del Sud. Essi devono anche affrontare la concorrenza di extracomunitari
pronti a qualsiasi lavoro, in qualsiasi condizione e a qualsiasi prezzo. Come
se tutto ciò non bastasse, lo stato italiano investe somme ingenti per
l'occupazione giovanile solo nelle regioni meridionali elargendo lauti "prestiti
d'onore" e finanziamenti che sono in realtà delle regalie a fondo
perduto e nega ai giovani padani sovvenzioni e aiuti che creerebbero reale occupazione
e genererebbero concorrenzialità con l'estero e nuove ricchezze. Con
l'indipendenza si aprirebbero grandi spazi per i nostri giovani che avrebbero
a disposizione gli impieghi pubblici e il mercato del lavoro privato (dipendente
o autonomo) fra cui scegliere in libertà, senza assilli di concorrenti
"sleali" e prepotenti, in coerenza con le loro vocazioni e aspirazioni
e con grandi vantaggi per l'efficienza produttiva complessiva.
37
- Per disporre di forze armate efficienti
Le forze armate italiane sono sempre state intese come una occasione di lavoro
assistenziale, come uno strumento di unificazione forzata dei popoli della penisola
e come un mezzo di repressione e di aggressione. Dall'unità si è
rinunciato alla leva regionale per paura di ingovernabilità dei reparti
(per aspirazioni autonomiste, diversità etno-linguistiche o per più
semplici propensioni al ribellismo e all'indisciplina di talune genti) e si
sono usate le forze armate come uno strumento per amalgamare giovani di varia
provenienza e di costruire con la forza un sentimento di unità inesistente:
in alcuni casi questo obiettivo è stato addirittura perseguito con guerre
sanguinose e disastrose. Questo utilizzo dei giovani lontano dalle proprie comunità
di origine ha anche permesso nel passato l'impiego delle unità militari
in funzione repressiva di moti popolari o di aggressione colonialista nei confronti
di etnie minoritarie. Negli ultimi decenni le forze armate sono anche state
viste come una occasione per dare uno stipendio a masse di meridionali disoccupati
e privi di specifiche qualità professionali. Tutti questi elementi combinati
hanno procurato alle forze armate italiane una fama di inefficienza meritata
in una lunga sequela di insuccessi, sconfitte, catastrofi militari e cedimenti
psicologici. La Padania libera costruirà le sue forze armate sulla base
del reclutamento locale (in sintonia con la gloriosa tradizione dei reparti
alpini, che oggi vengono invece soppressi) e ne farà un elemento di efficienza
e di difesa di autonomie, identità e libertà.
38
- Per avere una informazione più libera
Oggi l'informazione è nelle mani di pochi potentati economici e di gruppi
politici. La televisione di stato è uno strumento di propaganda del regime
catto-comunista e le televisioni private appartengono a cricche economiche compromesse
col potere politico e sospettate di collusioni mafiose. Lo stesso vale per i
grandi quotidiani che sono asserviti a lobbies industriali o partitiche. Lo
stato italiano non ha mai saputo rinunciare a voler creare un regime anche e
soprattutto mediante il controllo degli strumenti di comunicazione e non ha
mai saputo darsi delle regole chiare e funzionanti per impedire la formazione
di pericolosi monopoli. La Padania indipendente sarà uno stato confederale,
non avrà la necessità di costruire un consenso forzoso attorno
a un progetto impopolare (come è oggi l'unità), non avrà
poteri politici forti e centralizzati e - soprattutto - sarà in grado
di esprimere il vero liberismo attraverso la difesa della pluralità dell'informazione,
garantita da adeguate leggi anti-trust.
39
- Per ridurre l'evasione fiscale
Fa parte del bagaglio delle menzogne del regime italiano sostenere che l'evasione
fiscale sia un fenomeno padano e che i padani abbiano la vocazione degli evasori.
Si danno poi cifre assolutamente inattendibili per cercare di dimostrare che
la lotta all'evasione potrebbe consentire di risanare le disastrate finanze
dello stato. Il fenomeno dell'evasione è invece assai più rimarchevole
nel Mezzogiorno dove il lavoro in nero è diffuso, dove molti statali
hanno un doppio impiego, dove circolano enormi quantità di denaro frutto
di azioni malavitose, dove alcuni balzelli (come il canone TV o il bollo auto)
vengono allegramente e sistematicamente ignorati e dove una larga fetta delle
costruzioni sono abusive. 1 dati disponibili descrivono una evasione meridionale
assai diffusa: si ritiene ad esempio che la percentuale di potenziale evasione
ICI vada dall'1,43% della Lombardia al 17,64% della Calabria. A tutto questo
si deve aggiungere che i controlli vengono effettuati quasi esclusivamente in
Padania (dove spesso assumono carattere persecutorio e punitivo) e che gran
parte degli 007 del Ministero delle Finanze se ne sta scrupolosamente lontana
da certe aree meridionali. L'evasione è in ogni caso legata al livello
di tassazione e tende a crescere in situazioni di oppressione fiscale esercitata
anche attraverso la moltiplicazione dei balzelli e la complicatezza degli adempimenti.
Nella Padania indipendente la pressione fiscale sarà molto più
bassa, semplificata e la sua gestione sarà affidata a enti molto più
vicini ai cittadini (Comuni, Province) e sulla base delle reali esigenze delle
comunità e in virtù di scelte democratiche. Ogni comunità
deciderà infatti, sulla base del principio di sussidiarietà, quali
spese saranno necessarie e in quale modo reperire le relative risorse finanziarie.
40
- Per liberarci da tutte le pantegane di regime
Dietro all'unità e ai suoi simboli retorici, ma anche dietro alle leggi
liberticide e fasciste che vengono applicate contro chi propugna le autonomie
si nascondono tutti gli intrallazzi e gli affari più loschi imbastiti
da una classe politica fatta di vecchie pantegane. Sarnuel Johnson diceva che
"il patriottismo è l'ultima difesa dei mascalzoni" e tale definizione
si attaglia perfettamente all'attuale situazione italiana che vede gruppi di
potere ambigui, sodalizi mafiosi, maneggioni curiali e parassiti di partito
e di sindacato, tutti uniti nel difendere la sacralità dell'unità
d'Italia e per sventolare il tricolore. L'indipendenza della Padania dovrà
anche significare un radicale rinnovo della classe dirigente e una drastica
contrazione dei poteri affidati a politici e burocrati. La Padania avrà
una struttura federale basata su comunità organiche che controlleranno
le poche attribuzioni rimaste ai poteri pubblici ai livelli più bassi
possibili, dove il controllo democratico del popolo sarà più facile
e immediato e dove sarà più difficile ripristinare il sistema
corrotto e costoso che è diventato la norma nella repubblica italiana.
41
- Per ricostruire una società più civile
Oggi anche le regioni padane vengono impestate da comportamenti e da manifestazioni
di immoralità che non appartengono alla cultura dei nostri popoli ma,
quel che è peggio, certi comportamenti deviati vengono ormai quasi tranquillamente
accettati quando non addirittura contrabbandati come normali. Atti che in passato
avrebbero suscitato la reazione sdegnata delle nostre genti vengono ora subiti
con rassegnazione. Rapimenti, estorsioni, scippi, violenze sui minori, rapporti
incestuosi, lo sfruttamento della prostituzione di famigliari e violenze sanguinarie
e gratuite non hanno mai avuto nessuna ospitalità o indulgenza nella
vita sociale delle nostre comunità neppure nei momenti più tristi
della loro lunga storia. Lo stesso vale anche per comportamenti assai meno gravi
ma non meno fastidiosi che sono invece diventati normale quotidianità:
ci sono atteggiamenti incivili nei confronti del prossimo che sono stati importati
da altre latitudini che un tempo erano da noi appannaggio solo di pochi maleducati.
Il chiasso per strada e nelle case, la sporcizia, l'incuria, il disordine, il
gettare tutto per strada, i botti a Capodanno, le piccole e grandi prepotenze,
le raccomandazioni, la pretesa di accedere col denaro a qualsiasi cosa, gli
sberleffi per gli anziani sono tanti piccoli segni di un disegno che viene perseguito
con l'utilizzo di certi flussi migratori ma anche attraverso gli spettacoli
televisivi. Si tratta di una melassa di inciviltà che ci allontana sempre
più dal normale comportamento degli altri popoli europei e che può
esser efficacemente curata con l'indipendenza e con il ripristino di consuetudini
padane di vita civile.
42
- Per rivitalizzare il senso di appartenenza alle nostre comunità
La pretesa propagandistica di inventare una identità italiana ha avuto
come inevitabile e triste corollario il tentativo di soffocare e marginalizzare
ogni autentico senso di appartenenza alle comunità organiche o alle 'Piccole
Patrie" padane. Si è cercato di creare un senso di italianità
(sempre impregnato di meridionalismo e di retorica), si è addirittura
arrivati alla follia di voler definire una "pura razza italiana",
si è combattuto l'uso delle lingue locali anche con leggi liberticide,
si è riscritta la storia e si sono cercati di cancellare i mille smaglianti
colori delle diversità padane sotto una uniforme mano di grigio. Ogni
manifestazione di localismo è stata bollata come "campanilismo"
e si è cercato di ridurre le culture locali a fenomeni di folklore. Il
senso di appartenenza alle comunità organiche è però stato
più forte di ogni prepotente imposizione di italianità e oggi
riaffiora con energia e vitalità. L'indipendenza della Padania si basa
anche su questi sensi di identità che verranno riconosciuti, istituzionalizzati
e assunti quali principi di fondazione delle ritrovate libertà. La Padania
sarà la libera unione fraterna delle Comunità storiche ed etno-nazionalistiche
che la compongono, la fanno ricca e la distinguono dal grigiore degli stati
centralisti.
43
- Per favorire le attività artigianali e commerciali
Da sempre la Padania è terra di commercianti e di mercanti abili e coraggiosi;
le navi veneziane e genovesi hanno costruito il commercio moderno assieme ai
banchieri e ai mercanti lombardi e toscani. Le nostre terre hanno anche sempre
prodotto artigiani e imprenditori capaci di produzioni bellissime e altamente
competitive; lo stesso spirito di amore per il lavoro sposato a inventiva e
intelligenza ha creato un ricco tessuto di piccole e medie imprese che proseguono
l'antica tradizione delle botteghe. Nel mercato globale contemporaneo, gli artigiani,
gli imprenditori e i commercianti padani costituiscono una ineguagliabile opportunità
di ricchezza. U Italia unita da sempre penalizza queste categorie preferendo
favorire la grande impresa assistita e politicizzata e la grande distribuzione
gestita dai maggiori gruppi di potere e anche da sodalizi malavitosi. Nella
Padania indipendente queste categorie avranno una funzione economica e sociale
portante e non dovranno più subire l'aggressione sistematica di una burocrazia
maliziosa e della malavita, né la concorrenza di un abusivismo petulante
e protetto dalle autorità italiane che disprezzano ogni libera attività
imprenditoriale e che (giustamente) la ritengono fonte di aspirazioni autonomiste
e liberiste.
44
- Per eliminare ogni violenza di Stato
Per proteggere la precaria costruzione unitaria, lo stato italiano ricorre da
sempre a mezzi coercitivi e a violenza istituzionalizzata che ha assunto i caratteri
formalmente legalitari del Codice Rocco, dell'impiego di questurini e di giudici
ma anche quelli ancor meno presentabili dei Tribunali Speciali, dei servizi
segreti e delle oscure trame stragiste. C'è un diretto filo rosso che
lega i cannoni di Bava Beccaris con le cariche di polizia contro gli allevatori
e i produttori di latte, che unisce l'impiego di manganellatori fascisti contro
le minoranze etno-linguistiche e le aggressioni degli autonomi ai gazebi, c'è
una precisa continuità fra le manifestazioni interventiste e patriottiche
dannunziane e fasciste e quelle organizzate con denaro pubblico per portare
i galeotti, i falsi pensionati e i sindacalisti a sfilare contro gli indipendentisti
padani. Le finte bombe sudtirolesi e l'atteggiamento tenuto nei confronti dell'azione
dei Serenissimi hanno molte somiglianze sospette con cento altri episodi poco
chiari della storia unitaria anche recente. La rivoluzione indipendentista è
pacifica e del tutto pacifica sarà l'istituzione a cui darà vita.
Nella Padania libera non ci saranno processi politici, reati di opinione, giudici
persecutori di idee politiche e la polizia sarà al servizio della sicurezza
e della tranquillità dei cittadini
45
- Per avere una sanità degna di un paese civile
Il servizio sanitario italiano è oggi una macchina costosissima, inefficiente
e ingiusta. Essa assorbe una quantità incredibile di risorse economiche
e non assicura, se non episodicamente, servizi degni di un paese civile. Esso
è un altro strumento di lottizzazione e di assistenzialismo partitocratico
dove la professionalità viene quasi sistematicamente sacrificata a vantaggio
di trame baronali, potentati corporativi e raccomandazioni politiche. A fronte
di sprechi ingenti si hanno incredibili inefficienze che si risolvono a danno
della qualità del servizio con esiti molto spesso drammatici. Ci sono
ricoveri inutili e costosi, malati immaginari e demagogici slanci di assistenza
gratuita nei confronti di stranieri che non hanno mai versato una lira di contributi
e che magari ricorrono al servizio per le conseguenze di atti malavitosi. 1
cittadini padani, cui vengono estorte somme considerevoli sotto la voce di "tassa
della salute" devono utilizzare strutture fatiscenti, intasate di foresti,
sporche e a volte frequentate da personale scortese e incapace. Nella Padania
indipendente i cittadini potranno liberamente scegliere fra il servizio privato
e quello pubblico cui sarà affidato un ruolo prevalentemente solidaristico.
La nostra gente merita un servizio sanitario degno di un paese avanzato.
46
- Per diminuire le tasse
Il sistema fiscale italiano è odioso, iniquo, vessatorio e demenziale.
I cittadini onesti sono bombardati di richieste con scadenze sempre più
ravvicinate da soddisfare con modalità complicatissime e da pagare in
troppi modi diversi: bolli, versamenti postali, esattorie, mandati bancari,
il tutto sempre accompagnato da formulari, dichiarazioni e documenti redatti
con linguaggi incomprensibili e pieni di trabocchetti. Lo stato spia i cittadini,
ne calcola i redditi e il tenore di vita con formule astruse, li costringe a
faticose maratone per effettuare pagamenti strampalati e li sottopone a inquisitorie
ispezioni corredate da prepotenze, ingiunzioni di ulteriori pagamenti quando
non da richieste di mazzette. Oltre che rapinato, il cittadino viene tartassato
con sadismo mediterraneo che lo vuole spremere e umiliare: i Padani vivono in
una sorta di sequestro permanente nel quale devono pagare periodiche rate di
un riscatto che verrà solo con l'indipendenza della loro terra. Il livello
di tassazione è uno dei più alti del mondo e non è neppure
giustificato dalla qualità dei servizi che lo stato eroga ai cittadini,
come avviene negli altri paesi a elevata fiscalità. Si tratta di un sistema
di rapina che sottrae risorse agli investimenti e provoca recessione economica,
che innesca fenomeni di evasione, genera sistematiche occasioni di malversazione
e corruzione, scatena conflittualità e - sopra tutto - vessa i popoli
padano-alpini trasferendo allo stato centrale e al meridione le ricchezze da
loro prodotte. 1 valori del residuo fiscale vanno dai 2.385.000 lire che ogni
cittadino lombardo versa in più rispetto a quanto riceva in servizi (teorici)
dallo stato, ai 7.458.000 che ogni residente in Basilicata riceve in più
di quanto paghi allo stato, secondo i dati ufficiali. Con l'indipendenza della
Padania diminuiranno i costi della macchina pubblica e gli sprechi e quindi
potrà essere notevolmente ridotto il prelievo fiscale che verrà
oltre a tutto gestito a livello locale con grandi vantaggi di efficienza e di
trasparenza.
47
- Per dare la precedenza ai padani
Oggi i Padani si vedono sistematicamente sorpassati da gente foresta in tutte
le assegnazioni di case popolari, nelle assunzioni e in ogni altra attribuzione
di privilegi o di atti dovuti. La residenza, l'appartenenza a una terra la consuetudine
di generazioni con un paese hanno maturato una serie di diritti che nessuna
legge può negare: costruire punteggi su altri parametri fittizi costituisce
una grande ingiustizia nei confronti dei Padani. Ci sarà sempre al mondo
qualcuno più povero, più prolifico o più prepotente di
un Padano anziano e bisognoso per portargli via qualcosa che è suo per
diritto di nascita, di cultura e di fatica millenaria. Nella Padania libera,
cittadinanza e residenza non saranno benefici che potranno essere concessi a
tutti senza qualche titolo di merito; potrà anche essere introdotto il
concetto di "attinenza" (di legame antico con una comunità
locale) che costituirà l'elemento determinante per tutte le priorità,
nell'assegnazione di lavoro, nelle concessioni di autorizzazioni a svolgere
attività economiche, nell'assegnazione di case e di permessi di costruire.
Solo quando saranno soddisfatti i bisogni degli appartenenti alla comunità
si potrà pensare di aiutare o concedere spazio a gente foresta.
48
- Per diminuire il peso dello stato
In assenza di una identità nazionale comune, l'unità d'Italia
è tenuta assieme da una rigida struttura statale che aumenta il suo peso
e la sua presenza man mano che emerge con evidenza la mancanza di giustificazioni
morali e culturali per la sua stessa esistenza. Oggi l'Italia è rimasta
uno dei pochi paesi di socialismo reale dove lo stato controlla ogni attività,
si ingerisce nella vita dei singoli, delle famiglie e delle comunità
organiche e si attribuisce il potere di gestire ogni aspetto della vita economica,
culturale e sociale. Esso esercita questo suo opprimente controllo attraverso
le sue tentacolari strutture burocratiche stipate di milioni di funzionari,
in larga parte arroganti, neghittosi e inefficienti, spesso corrotti e quasi
sempre meridionali. Tutto viene controllato e nulla funziona, ogni operazione
richiede tempi da ere geologiche e tonnellate di carta. La giustizia si perde
fra verbali, corridoi e giudici litigiosi che si scambiano accuse deflagranti.
Tutto si aggroviglia in una melassa mediterranea di certificati, bolle di accompagnamento,
carte bollate, autentiche di firme, timbri e sigilli dove i cittadini "normali"
restano impantanati e al di sopra della quale volteggiano con grande spigliatezza
"gli amici degli amici" per cui tutto è facile e semplice e
per cui si trovano sempre i cavilli e le interpretazioni procedurali giuste.
à una macchina odiosa e costosa che permette però, assieme alle
strutture parallele rappresentate dai partiti e dai sindacati istituzionali,
la sopravvivenza del regime italiano con i milioni di voti assicurati dagli
assistiti, dai clientes, dai burocrati e dalle loro famiglie. Nella Padania
indipendente la macchina pubblica sarà ridotta al minimo indispensabile
per fare funzionare quelle pochissime funzioni che resteranno allo stato federale:
la giustizia, la difesa, la moneta, la politica estera e qualche compito di
coordinamento. Tutto il resto sarà gestito localmente o privatamente.
49
- Per avere finalmente riforme vere e radicali
Il regime italiano si è cristallizzato in una serie di equilibri precari
che gli permettono di sopravvivere solo se nulla cambia. Ogni movimento brusco,
ogni cambiamento può provocare il crollo di tutta una costruzione pasticciata,
priva di basi morali e storiche e puntellata solo dall'applicazione di leggi
liberticide e repressive e da una massa di parassiti mantenuti dal sistema.
E una situazione molto simile a quella degli ultimi anni dell'Unione Sovietica
che in più rispetto alla repubblica italiana aveva anche una notevole
forza militare, un passato storico e residue pulsioni ideali. La storia ci insegna
che per effettuare cambiamenti di qualche portata si devono sfruttare (o provocare)
avvenimenti traumatici e rivoluzionari. Questi non significano necessariamente
esplosioni di violenza o azioni sanguinarie: si possono effettuare radicali
cambiamenti anche in forma pacifica e democratica. La già citata dissoluzione
dell'Impero Sovietico, la rivoluzione gandhiana, le cadute dei regimi dittatoriali
della penisola iberica, la fine dell'apartheid in Sudafrica e la riunificazione
tedesca sono altrettanti esempi di come grandi sconvolgimenti politici, sociali
e culturali possano avvenire in forma sostanzialmente non-violenta. Oggi i nostri
popoli vivono in una condizione di grande costrizione economica, di repressione
politica e di colonialismo etno-culturale all'interno di strutture politiche
obsolete, antiquate e corrotte. Non servono più false promesse o ridicoli
palliativi: tutto questo può essere mutato solo con un cambiamento risolutivo
come quello dell'indipendenza della Padania e della creazione di una nuova e
moderna Comunità di popoli federati.
50
- PERCHE' LO VUOLE LA GENTE !!!
La nostra gente, i nostri popoli e le nostre comunità organiche sono
i soli depositari del proprio destino. La loro volontà è più
forte di qualsiasi Costituzione, di ogni regime, di tutti gli articoli del Codice
Rocco, di magistrati, poliziotti, vescovoni, politici e pantegane di regime.
Anche tutte le motivazioni che sono state fino a qui descritte perdono di valore
se non sono suffragate e fecondate dalla volontà popolare. Solo i nostri
popoli hanno l'autorità per decidere del loro futuro, del destino dei
loro figli e dei loro paesi, delle leggi che si devono dare e delle forme istituzionali
nelle quali vogliono vivere. E' una autorità che gli viene dal diritto
acquisito in migliaia di anni di lotte, di fatica e di intima comunanza con
questa terra che è stata fecondata dal loro sangue e dal loro lavoro,
e che hanno difeso contro ogni straniero prepotente. Solo i Padani possono decidere
il destino della Padania, possono decidere con chi stare e con chi non vogliono
stare, nel rispetto di un inalienabile diritto naturale.
Se i popoli padani decideranno che la Padania deve essere libera e indipendente,
allora la Padania sarà libera e indipendente.